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(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Revelli, M., L'Indice 1988, n. 1
Tempo e spazio sono le coordinate fondamentali della storia come scienza sociale. Chaunu l'ha sostenuto con forza nei suoi lavori metodologici (si veda in particolare "La durata, lo spazio e l'uomo nell'epoca moderna", Liguori, Napoli 1983); e l'ha praticato nelle sue numerose opere storiche, da "La Civilisation de l'Europe classique" (1966) che precede logicamente quest'opera, alla trilogia sulla conquista dello spazio al di fuori dell'Europa ("La conquista e l'esplorazione di nuovi mondi", Mursia 1977; "L'espansione europea dal XIII al XV secolo", Mursia 1979; "L'America e le Americhe", Dedalo 1984). Ne' questa nuova impresa fa eccezione: tempo e spazio ne sono le strutture portanti. L'Europa dei Lumi si afferma in uno spazio cronologico segnato, come termine 'a quo', dall'estensione della rivoluzione meccanicistica galileana e cartesiana dal terreno delle scienze pure, della matematica e della fisica, ai campi riservati delle Verità rivelate, della politica e della gerarchia sociale; e come termine 'ad quem' dall'accelerazione della storia e della società di fine secolo. Si colloca cioè tra il 1670 e il 1770, assumendo caratteri diversi da area ad area, da stato a stato, seguendo, nel nuovo spazio di un'Europa dilatata oltre i suoi vecchi confini un percorso dalla direzione precisa: da ovest verso est, da sud verso nord. Esso segue gli stessi itinerari delle lente, quasi impercettibili trasformazioni della vita materiale, vero, sostantivo supporto alla circolazione delle idee. I percorsi cioè del "progresso" in senso proprio, diverso dal travolgente "sviluppo" del XIX secolo, e dall' "esplosione" del XX. Ed è su queste trasformazioni strutturali, registrabili con i raffinati strumenti della demografia, con la lente della storia micro-economica, che Chaunu pone l'accento, attento a cogliere gli intrecci complessi, mai schematizzabili, tra la dimensione "alta" della storia delle idee e quella, quotidiana, della materialità, per evitare il rischio di produrre - com'egli scrive - "storie disarticolate, una storia intellettuale disincarnata, una storia economica e sociale decapitata, una storia politica sterilizzata avulsa dal contesto materiale e umano". Dietro l'avanzata clamorosa dei lumi, coglie allora il diffondersi quasi invisibile di nuovi comportamenti e realtà: una vita media che si prolunga, nel secolo, di quasi un decennio (e un decennio, ci ricorda, costituisce la metà della vita adulta di allora); un mutato ruolo della famiglia e delle abitudini private; soprattutto l'inaudita diffusione della parola scritta: il quadruplicarsi del numero dei lettori; il centuplicarsi della massa delle informazioni. Un processo destinato a raggiungere la propria massa critica alla fine del XVIII secolo, e a travolgere (vera, materiale dialettica dell'Illuminismo) le stesse condizioni essenziali della Civiltà dei lumi.
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