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Un'autentica dichiarazione d'amore nei confronti del Mediterraneo. Un racconto (storiografico) meraviglioso che ritrova le origini del Mare Interno (così lo definisce sovente Braudel) ancora fin dentro la vita dei popoli che vi si affacciano. Il libro è diviso in tre parti. La prima parte narra «una storia quasi immobile»: una ricostruzione attenta della geografia irta e difficile di un paesaggio mediterraneo aspro e non generoso con le genti. «Al di sopra della storia immobile, una storia lentamente ritmata»: una storia di struttura viene trattata nella seconda parte, che dall'Alto Medioevo giunge fin quasi ai giorni nostri, scrutando i cicli lentissimi della vita sociale, dell'economia e del clima. Nell'ultima parte, che tratta in maniera tradizionale gli eventi dagli ultimi anni del XV secolo ai primi del XVII, in cui i due grandi protagonisti, l'Impero Spagnolo e quello Ottomano, appaiono nudi all'interno della complessità determinata da una struttura economa che si esprime e si realizza seppure difficilmente tra guerre, spedizioni (commerciali e/o armate), tregue, ricerche incessanti di denaro, grano e risorse. Un libro di storia in cui due eminenti figure, Carlo V e Filippo II, appaiono alle prese con la difficoltà di gestire imperi vasti ed eterogenei, trovando il loro impegno e il loro affanno nel Mediterraneo. Il libro si conclude con un allontanamento, un congedo, o se vogliamo con un rimpicciolimento del Mediterraneo, il centro della storia si sposta da quella del mare che per secoli era stato centro di una vita frenetica e combattiva all'oceano anticamera della conquista occidentale del globo.
Ottimo lavoro di storico a tutto campo, insegna a calarsi nelle realta' complessa e articolata di una contemporaneità ' che spesso sfugge al lettore comune. Unica pecca del resto non attribuibile all'autore e' nella traduzione che non rende al meglio il testo di per se gia' complesso.
«Un grande libro... Come spalancare una finestra in una stanza buia. Forse il più grande libro di storia mai scritto, che dimostra, dati alla mano, come le scelte dell'uomo incidano meno di quello che si pensa sul futuro del mondo e come, invece, sia il mondo a spingere l'uomo verso il suo futuro. In una società come l'attuale piena di paure verso il diverso o lo straniero, di congiunture economiche durissime, la lettura di questo testo ci rammenta come l'incontro, scontro, confronto tra le cività è stato da sempre ciò che ha reso speciale l'area del Mediterraneo e come alla fine tutti ne abbiano tratto giovamento. Ne raccomando la lettura ai governanti ed agli xenofobi. »
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