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Anno edizione: 2014
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Un favolo Benedict Cumberbatch nei panni del geniale Alan Turing. Un film ben fatto, emozionante e coinvolgente. Assolutamente da non perdere
Splendida ricostruzione degli sforzi fatti dagli inglesi per arrivare a capo di Enigma, il sistema criptato di comunicazione ideato dai, nazisti e giusto tributo alla figura di Turing, il principale interprete, e risalto all'indegno trattamento cui, nonostante i meriti, fu sottoposto. Memorabile la prova di Cumberbatch.
Recensioni
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Un film "imitativo" nel senso migliore del termine perché tiene visibilmente conto della lezione di molto cinema recente, e crea un racconto che pare la quintessenza della messinscena televisiva britannica
Trama
Manchester, primi anni '50. Alan Turing, brillante matematico ed esperto di crittografia, viene interrogato dall'agente di polizia che lo ha arrestato per atti osceni. Turing inizia a raccontare la sua storia partendo dall'episodio di maggiore rilevanza pubblica: il periodo, durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui fu affidato a lui e ad un piccolo gruppo di cervelloni, fra cui un campione di scacchi e un'esperta di enigmistica, il compito di decrittare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari in forma segreta. È il primo di una serie di flashback che scandaglieranno la vita dello scienziato morto suicida a 41 anni e con siderato oggi uno dei padri dell'informatica in quanto ideatore di una macchina progenitrice del computer. The Imitation Game rivela le sue intenzioni fin dal titolo: perché è un gioco di sotterfugi e contraffazioni che riguarda non solo il codice nazista, ma anche la stessa attività del gruppo di esperti riuniti per decifrarlo, costretti ad operare sotto copertura.
È un innegabile piacere immergersi in un intrigante thriller di spie concepito da esperti del genere. The Imitation Game si basa su una storia vera a dir poco coinvolgente: Benedict Cumberbatch, vincitore di un Emmy per il suo ruolo in Sherlock Holmes, interpreta infatti Alan Turing, geniale matematico e disadattato sociale che, durante la Seconda Guerra Mondiale, collaborò con un gruppo di crittoanalisti del Bletchley Park di Londra per decodificare il codice navale nazista e aiutare gli alleati a vincere la guerra. Turing ci riuscì, ma la sua impresa finì sotto segreto governativo e lui si suicidò nel 1954, dopo essere stato perseguitato per omosessualità, ai tempi considerata un crimine. L’anno scorso la Regina ha concesso la grazia postuma a Turing, ma va da sé che ormai è troppo tardi.
In The Imitation Game la scanzonata sceneggiatura di Graham Moore allevia il classico mood da vecchio film in costume. Inoltre, il regista norvegese Morten Tyldum (Headhunters) dirige il tutto con sicurezza magistrale, creando così un film carico di suspense ed energia. Ma la vera forza motrice di The Imitation Game è proprio Cumberbatch, magnifico attore il cui talento raggiunge qui vette altissime grazie a un’interpretazione esplosiva.
Una delle prime scene è veramente spassosa: il 27enne Turing fa un colloquio di lavoro al Bletchey Park con il Comandante Dennison (Charles Dance, perfetto nel ruolo del militare tronfio) e ha la meglio, ma il comandante si vendica ingaggiando il campione di scacchi Hugh Alexander (Matthew Goode) come capo dell’unità, che include anche John Cairncross (Allen Leech) e Peter Hilton (Matthew Beard).
In seguito, Turing riesce a convincere Winston Churchill a metterlo a capo dei suoi colleghi, che considera inferiori. Apprezza invece Joan Clarke (una sopraffina Keira Knightley), l’unica donna del gruppo, ed è profondamente commovente vedere la coppia illudersi al punto di prendere in considerazione il matrimonio.
L’azione entra nel vivo quando, dopo due anni di sforzi, Turing inventa la sua macchina contro il codice Enigma, una sorta di proto-computer costruito per decodificare il codice che i nazisti cambiano ogni 24 ore. Era da tempo che uno scontro intellettuale non creava una simile eccitazione sul grande schermo. Qualche critico ha liquidato questo stimolante film facendolo passare per qualcosa di trito e ritrito. Ma, se così fosse, lunga vita allo stile retrò! Voto 4/5
Recensione di Peter Travers
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