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Anno edizione: 2003
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recensione di Morino, A., L'Indice 1998, n. 1
Fra i numerosi titoli che negli ultimi tempi arrivano da Cuba, c'è spazio anche per un romanzo poliziesco: "Maschere" di Leonardo Padura Fuentes, già ben diffuso all'estero e premiato in Spagna. La situazione narrativa che presiede all'avvio della trama coincide con quella canonica del genere: il rinvenimento di un individuo deceduto per morte violenta, che subito determina un'indagine mirata a scoprire il responsabile dello scempio. Qui, a occupare il posto della vittima, c'è il giovane figlio di una personalità di spicco del regime castrista, il cui cadavere è stato rinvenuto in panni femminili con la cintura dell'abito fatalmente serrata intorno al collo e, come per spregio, due monete infilate nell'ano. Dell'indagine viene incaricato Mario Conte, un disincantato poliziotto costruito con qualche reminiscenza di Hammett e di Chandler, il quale si ritrova a penetrare nel mondo da lui esecrato dell'omosessualità.
Così principiando, il romanzo di Padura Fuentes sollecita inevitabilmente il ricordo di "Fragola e cioccolato", il racconto di Senel Paz - pure lui cubano - divenuto famoso grazie all'omonima trasposizione cinematografica. È vero che quest'ultimo titolo non ha nulla a che vedere con la struttura dell'indagine poliziesca.Ma, al di là della differenza di genere che lo separa da "Maschere", è già qui il caso di una vicenda che si muove a partire da uno sguardo costretto a posarsi sul mondo omosessuale e a osservarlo nel rispetto del più inveterato pregiudizio eterosessuale.Comunque, non si tratta solo di un'affinità nell'esordio dell'intreccio, perché, in "Maschere" come già in "Fragola e cioccolato", l'avvicinamento al mondo omosessuale determina una lenta ma inarrestabile presa di coscienza del protagonista. Infatti, ritratto nei termini di un "eterosessuale maschilista-stalinista", il poliziotto finisce per ritrovarsi costretto ad ammettere che, fra quei personaggi denigrati per sua stessa abitudine e impietosamente messi al bando dal regime, c'è una chiara quanto insospettata traccia di nobiltà e indipendenza di pensiero.
Il confronto si produce durante gli incontri a casa di un non più giovane regista teatrale, amico della vittima, ma, soprattutto, reduce da un passato di silenzio e inattività cui l'ha costretto la censura castrista più ortodossa, solerte nel perseguitare e nel rinchiudere in campi di lavoro gli omosessuali, tanto più se dediti a incombenze artistiche. Nella Cuba più recente, parrebbe esserci, da parte eterosessuale, il desiderio di correggere un passato di sopraffazioni, eleggendo la figura del diverso a emblema di una dissidenza irriducibile e indispensabile. E può ben darsi che, in questa complessa operazione mirata a introdurre rettifiche nei confronti di anni da poco trascorsi, abbia buon gioco anche il ricordo di almeno due personaggi imprescindibili delle lettere cubane, José Lezama Lima e Virgilio Piñera, entrambi per lungo tempo relegati ai margini a causa della loro omosessualità manifesta nella vita come nell'opera.
Non a caso, i loro nomi circolano aureolati di prestigio fra le pagine sia del racconto di Paz, sia del romanzo di Padura Fuentes. Ma, nel caso di queste ultime, c'è di più, dal momento che alcune righe del testo teatrale "Electra Garrigó" di Virgilio Piñera sono riportate in epigrafe e, passando dalle soglie del testo agli elementi della trama, il giovane rinvenuto cadavere - come si scopre ben presto - non indossa generici panni femminili. Indossa quelli della protagonista di una mai rappresentata versione di "Electra Garrigó", proibita dai censori in quanto sarebbe stata provocatoriamente messa in scena proprio dal regista teatrale con cui, quasi vent'anni dopo, il poliziotto Mario Conte si incontra per far luce sull'assassinio. E non è, questa, l'unica cifratura di "Maschere": in uno dei personaggi che animano alcuni brevi intermezzi a Parigi, si individua senza difficoltà Severo Sarduy, altro scrittore cubano e omosessuale, trasferitosi sin dai primi anni sessanta nella capitale francese, dove ha scritto e pubblicato quasi tutti i suoi romanzi e dove è deceduto non molto tempo fa.
Comunque sia, al di là dei numerosi rinvii sottesi alla trama poliziesca di "Maschere", qui il desiderio di riabilitazione si traduce soprattutto nella proposta del personaggio del regista teatrale: fine lettore e traduttore di Artaud, dotato di genialità a suo tempo omaggiata dall'interesse di Sartre e di Beauvoir, ma poi costretto ad abbandonare una promettente carriera e a lavorare come oscuro bibliotecario di provincia. È sicuramente intorno a lui che si sono organizzate le pagine migliori di Padura Fuentes: soprattutto là dove il silenzio del reietto si eleva al rango di una resistenza eroica.
Sul filo di questa intenzione, artefice del delitto si rivelerà essere - come intuibile fin dall'inizio - un personaggio tra i più rappresentativi del sistema politico cubano, che, alla chiusura dell'inchiesta, si staglia nei tratti di individuo dal passato tutt'altro che limpido, dedito a discutibilissimi traffici e già responsabile di delazioni ai danni di un omosessuale. Certo è che a perderci, in questo romanzo che vuole essere una messa in discussione del regime castrista formulata dall'interno, è non solo l'immagine ufficiale dei promotori e sostenitori della rivoluzione, ma anche la struttura narrativa dell'indagine poliziesca.
Sebbene l'assassino venga individuato attraverso una serie di reperti e deduzioni assai ben orchestrata, il ritmo della narrazione non incalza come dovrebbe, allontanandosi dal percorso investigativo, perdendolo di vista e dilatandosi spesso in ristagni troppo ampi. Qualche taglio introdotto all'interno di una materia narrativa troppo ricca per la struttura in cui è stata costretta avrebbe sicuramente giovato allo svolgersi della trama, che - volendo essere poliziesca - tollera male digressioni e rallentamenti. C'è da sperare che, nelle prossime e già annunciate avventure del detective Mario Conte, Padura Fuentes sappia snellirne l'andamento, perché in "Maschere" questo tende a dilatarsi in elementi prescindibili contravvenendo alle più inevitabili aspettative del lettore.
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