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La storia del codice civile napoletano assume in questo volume i caratteri di un unitario processo storico-giuridico, dispiegato nell'intero arco di tempo della Restaurazione. Attraverso le indicazioni fornite da fonti documentarie e bibliografiche in gran parte inedite, le fasi di elaborazione e di revisione delle Leggi Civili borboniche del 1819 vengono riviste criticamente, utilizzando diversi piani di lettura storiografica. Arricchendo le tradizionali ricostruzioni, centrate sull'analisi strutturale degli istituti civilistici e sulla comparazione tra le normative napoletane e i diretti antecedenti napoleonici, il codice civile meridionale viene posto al centro di un'indagine che involge la storia istituzionale del Regno delle Due Sicilie, estendendosi agli effetti della codificazione sull'elaborazione dottrinale coeva, ed alla riflessione circa i caratteri originali della scienza civilistica meridionale, al di là delle convenzionali assimilazioni ai modelli dell' Exégèse transalpina. Nel variare degli assetti strutturali della monarchia meridionale, dai modelli amministrativi di radice napoleonica alle forme di mediazione consultiva in atto dopo il 1824, sino al ripiegamento ministeriale degli ultimi anni del regno di Ferdinando II, la storia delle Leggi Civili napoletane spesso coincide con la difesa del ruolo predominante della stessa "forma codice" operata, nel contesto dello Stato assoluto borbonico, dalle élites di governo. Tra persistenze ideologiche d'antico regime, attuazioni statualistiche e indubbi momenti di riconoscimento e garanzia dei diritti individuali, il codice civile borbonico coniuga, quindi, al proprio interno percorsi giuridici ed istituzionali divergenti, manifestandosi quale illuminante paradigma del "metodo" eclettico immanente all'età della Restaurazione. La comprensione del multiforme contesto istituzionale, giuridico e culturale in cui si sviluppa l'esperienza codificatoria meridionale è l'obiettivo mediato di questa ricerca; uno snodo storiografico la cui illustrazione consente di avvicinare il senso autentico dello Stato meridionale post-napoleonico, nel suo contraddittorio sovrapporsi di reminiscenze filangieriane, conservatorismi di sistema e barlumi di modernità.
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