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Si potrebbe dire con Capote quando cercava di consolare Lee Randziwill per una ruolo teatral-televisivo in cui lei aveva fatto fiasco che «I cani abbaiano, ma la carovana procede». Vale anche quanto citato nella prefazione del volume "Musica per camaleonti" «viviamo nell’oscurità, facciamo quel che possiamo, il resto è la follia dell’arte» H.James. Queste interviste però deludono: colpiscono poche cose, perlopiù nelle risposte, quasi tutte nel costume del pettegolezzo di Capote, riflesso nei libri dove metteva a nudo i vizi e le abitudini dell'epoca, soprattutto delle persone ricche che egli frequentava. Addirittura «un esame proctologico della società americana» per J.A.Michener (Prefazione). Affermazioni al vetriolo e fuori dalle convenzioni «In generale quando sei un artista sei dissociato dalla realtà» non senza vanterie «Sono il Paganini della semantica» confessando «Scrivo molto basandomi sul suono delle parole». Giudizi tremendi anche per altri personaggi, ad es. Hemingway che «era una persona mediocre»; .la «mafia letteraria ebraica» vuole farci credere chi sono i bravi scrittori; Jack Kerouac «era un buffone» ; pur se è da amare la critica e il diario di Virginia Woolf questa non è «altro che una falsa» . Il Nobel non andava a Solzenicyn ma a Isaak Dinesen per “la mia africa” ; Meryl Streep «penso sia il Mostro»; Jane Fonda «per me è sempre stata noiosa e fasulla»;. Kennedy «soffriva davvero di una brutta forma di satiriasi». Evidenziando il suo modo di scrivere ove «credo più nelle forbici che nella matita». Utile per chi abbia già letto biografie di Capote, ma scarso.
Francamente mi aspettavo di più da questo libricino. Molto più interessanti le risposte delle domande: noto una certa autoindulgenza di Grobel nel formulare e pubblicare domande e punti di vista
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