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La prosa di Citati, come quella di Proust, D Annunzio,e altri grandi, appena, poggia il piede sulle erbe mortali della terra, il suo incedere velato attraversa i sentieri fioriti della bellezza senza passare dai canali algidi della mente e della ragione , ma è diretta con passo lieve ai cancelli del cuore.
Citati possiede l'incanto di una scrittura tesa ed evocativa, capace di dare ulteriore vita a ciò che è già vivo, di gettare la sua sensibilità colta e raffinata, attraverso percorsi di lettura che fanno, di ogni sua opera critica, un mondo a sé. Non rivela nulla, ma indica tutto, con uno sguardo complice e appassionato. Grande scrittore lui stesso, percorre sentieri inusuali attraverso opere di grandi autori, ai quali affida il suo caleidoscopio interiore.. Un libro che non prepara alla lettura di Proust, ma alla sua esistenza.
Letto in contemporanea con I Guermantes, ne olia i meccanismi, rendendo più fluida la lettura della 'Recherche' tutta, illuminandola; è il libro da tenere sul comodino assieme ad essa. È scritto bene; colto e scorrevole, piacevole, molto utile e istruttivo circa la vita, l'ambiente, la formazione, il carattere e il processo creativo di Proust iniziandoti al mistero della creazione artistica che ha portato alla Recherche; ti aiuta ad entrare in quel magma che era il suo pensiero, a respirare nel suo liquido amniotico, ed una volta entrati è difficile uscirne, se non quando lo decide lui. "... Proust, a quali feste andate nella notte, per ritornare con gli occhi così stanchi e lucidi? Quali terrori a noi proibiti avete conosciuto per ritornare così indulgente e così buono? e conoscendo la fatica delle anime e quello che succede nelle case e che l'amore fa così male?" - Paul Morand, Ode a Marcel Proust - 1919
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