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Nella tradizione del grande noir, tra critica sociale, indagine psicologica e fascinazione criminosa, il romanzo che ha rivelato il talento di Nicolas Mathieu è una storia nera, feroce e poetica, che racconta senza sconti la provincia profonda a cui è stato rubato il futuro.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non saprei, non riesco a farmi un'idea di cosa mi abbia lasciato. Ritrovato dopo anni, mi sono ricordato di averlo abbandonato a circa 150 pagine dalla fine. L'inizio e lo sviluppo fin oltre la metà non sono stati male e l'ambientazione, fatta di poche speranze, di crisi lavorativa e di clima avverso, è riuscita ad evocarmi immagini nitide. I continui flash back hanno il loro peso costruttivo. In alcuni punti, pagine incalzanti, in altre lente. Un po' di confusione ed insensatezza nella parte finale. O forse l'ho capita poco io.
Gran bel libro, ti tiene incollato fino all'ultima pagina, l'ho letto in 3 giorni, sei curioso di sapere come si svolge la storia, aspetti sempre il colpo di scena, e il finale sinceramente non me lo aspettavo così...lascia quasi presagire ad un seguito, chissà
E’ una storia nera, nera, nera. Si svolge sui Vosgi, catena montuosa che si estende lungo il lato occidentale della valle del Reno, in direzione nord-ovest, da Belfort a Magonza. Il libro, ad una prima superficiale occhiata, appare come un giallo d’azione ma, in verità, non lo è o lo è soltanto in superficie. In realtà, parla di disoccupazione, di fabbriche che chiudono, del mostro della globalizzazione, della delinquenza comune, dedita allo spaccio di droga ed allo sfruttamento della prostituzione, nata dalla fame, dal degrado, dall’emarginazione, da quel senso di ribellione che affiora a fior di pelle, trasformandosi in rabbia e violenza. Ed ancora, parla di un sindacalista corrotto, di un’ispettrice del lavoro che combatte contro i mulini a vento, di una giovane prostituta in cerca d’affetto, di un assassino fascista, di una studentessa fisicamente dotata, di un giovane drogato innamorato del proprio corpo, e di altri ancora. La realtà, che definisce questo scorcio di terzo millennio, e che questo libro ben rappresenta, è tragica, ed ha indotto un mutamento epocale nei costumi, nelle abitudini operative. E questo drammatico cambiamento di scenario ha influenzato il lavoro, con le sue comuni consuetudini operative, svilendolo, disprezzandolo, colpendolo nella propria dignità, a favore di uno smodato profitto che, irrimediabilmente, lascia sul campo un infinito numero di emarginati, di sfruttati, insomma, d’innocenti vittime del sistema. Come una guerra, recita il titolo, una guerra che non fa prigionieri, solo morte e dolore. Per concludere, resterete immobili, attenti, sfogliando le pagine ad un ritmo incalzante, tristi ed arrabbiati, commossi e nauseati, irrequieti ed appagati, attendendo un finale che non si farà attendere, in tutta la sua crudezza.
Recensioni
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