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Anno edizione: 2013
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«Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.»
È proprio attraverso l'analisi del comportamento, di come giorno dopo giorno interagiamo con l'oggetto libro e i suoi contenuti, che Pennac riesce a dimostrare alcune storture dell'educazione non solo scolastica, ma anche familiare. Laddove, normalmente, la lettura viene presentata come dovere, Pennac la pone invece come diritto e di tali diritti arriva a offrire il decalogo. Piena libertà dunque nell'approccio individuale alla lettura perché «le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere».
io vagabondo che son io.... stavo camminando per una selva oscura, con i best fiendssssss il vèntilatòrèeeeeeee akunamatata ragazzi e ben ritrovati dal vostro cicciogamre89 oggi.......104 mila gemme i really love italy
Simpatica raccolta di "precetti" su quella che è l'arte della lettura.
«La lettura è, come l’amore, un modo di essere.» Non so se sia vero che esiste il “momento perfetto” per fare determinate cose? Forse si tratta soltanto di una cosa che a cui ci piace pensare per convincerci di star andando nella direzione giusta, di star strappando lungo i bordi, come dice Zerocalcare. Nonostante questo, mi viene da dire che ho letto questo libro proprio al momento giusto. Tra le pagine ci ho trovato un vecchio scontrino del 2014: da allora questo libro è rimasto indisturbato fino a pochi giorni fa, mercoledì 9 febbraio... Magari qualche volta l’avrò sfogliato in questi anni, può darsi che abbia pure iniziato a leggerlo, spizzicato qua e là, ma niente di più. E penso che un motivo ci sarà se è rimasto in libreria così a lungo, no? Penso sia uno dei primi libri che leggo al di fuori dall’ambito scolastico, da ogni iniziativa di lettura o qualunque cosa il mio corpo percepisca come “dovere”. È uno dei primi libri che leggo per il puro piacere di leggere dopo tanto - tantissimo - tempo. Ora lo rimetto in libreria rassicurata e, in un certo senso, pronta a ricominciare a leggere da dove mi ero fermata, dai libri che mio padre mi comprava nei negozietti in centro e da quelli più recenti, fedeli compagni di viaggi su bus e treni, avanti e indietro tra Como e Milano. Lo rimetto in libreria con la consapevolezza che dovrò rileggerlo prima o poi, magari tra qualche anno, quando sarò più pronta a capire certi passaggi e avrò letto qualche autore in più tra i tanti citati.
Recensioni
Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”… il verbo “sognare”…
Quanto incide la società di oggi sulla lettura, o meglio, sulla non lettura?
Quanto sono responsabili i videogiochi, la televisione, il computer dell’astensionismo ai libri da parte dei ragazzi?
I genitori non sembrano volersi arrendere. Del resto avere un figlio che legge Céline è pur sempre un bel vanto da esibire con gli amici a cena.
Così, perché lasciare che la lettura sia una passione coltivata liberamente dal ragazzo? Una sua dolce e impenetrabile evasione? No, molto meglio cercare di imporgli i cosiddetti “classici”, quelli con cui riempirsi la bocca durante una conversazione.
Un libro che non è né un saggio né un romanzo, ma una riflessione senza tempo.
Pennac in queste pagine tenta di spiegare il nostro disamoramento per la lettura e lo fa criticando con ferocia i genitori, ma soprattutto gli insegnanti.
Essendo anche lui, però, un membro della categoria, restringe il campo a quei docenti che sanno solo assegnare infinite schede di lettura da stilare.
Sono proprio quei “mattoni” da terminare in tempo utile e da memorizzare per saper rispondere a veri e propri quiz i principali responsabili del nostro allontanamento dal libro che quando eravamo piccoli, invece, costituiva un’esperienza quasi mistica in grado di farci sognare e tenerci indissolubilmente avvinti alle parole di mamma e papà, le voci narranti scelte.
Una riflessione profonda su come la lettura possa, ma non debba, essere un valore anche e soprattutto per il nostro tempo. Il tutto condito con lo stile vivace e ironico di Pennac che per primo ci concede il diritto di non terminare il libro: Il libro ci cade dalle mani? Lasciamo che cada.
Recensione di Anna Boscaini
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