Ci sono autori che, quantunque noti a un largo pubblico di addetti ai lavori, sono più citati a orecchio che veramente letti e studiati: tale è il caso di Filippo Baldinucci, grande conoscitore di stampe e disegni, storiografo fiorentino nato nel 1625 e morto nel 1696 nella sua città, dove era stato al servizio del granduca. La sua opera più celebre resta Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, edita tra il 1681-1728, dunque in parte postuma e alla quale mostrarono la loro pionieristica attenzione Julius von Schlosser (1924), alla cui memoria si è sempre grati, Sergio Samek Ludovici e poi soprattutto i pertinenti e impegnati saggi di Paola Barocchi nel corso degli settanta del secolo scorso. Questa la fortuna critica dell'opus maior balducciniano: attingendo anche a questo il fiorentino scrisse pure Cominciamento e progresso dell'arte di intagliare in rame colle vite de' più eccellenti maestri della stessa professione, edito nel 1686 e poi riedito nel 1767 e nel 1808. Da allora in poi un lungo silenzioso oblio che felicemente rompe Evelina Borea, a cui già si deve Lo specchio dell'arte italiana. Stampe in cinque secoli, un esemplare lavoro in quattro tomi (Normale di Pisa, 2009): lo si ricorda per dire che a Baldinucci non poteva toccare migliore sorte, perché la curatrice è il massimo esperto che circola per il mondo degli studi sul tema dell'incisione europea. La densa e impegnata introduzione ci fornisce tutte le coordinate biografiche e storiografiche della vita e dell'opera operosissima dell'autore: questi ebbe una vastissima conoscenza di un settore della produzione artistica che, a lungo, era rimasto sacrificato a favore delle arti cosiddette maggiori della pittura, scultura e architettura. Baldinucci capisce precocemente che questo ambito meritava la dovuta attenzione e la scintilla fu forse provocata dall'ammirazione che i fogli di Jacques Callot sollecitarono alla sua intelligenza e portarono la Firenze del cardinale Leopoldo de' Medici ad assumere un ruolo non impari a quello che già avevano Roma e Parigi, e con esse Venezia, Bologna e Napoli. Baldinucci consigliava e acquistava per conto del cardinale, che era non solo un collezionista, ma uomo assai colto che lasciò mano libera al suo protetto e lasciò che questo spigolasse tra fiorentini e romani, ma anche tra gli stranieri: il suo lavoro inizia al principio degli anni ottanta del secolo d'oro e Filippo lentamente mise a fuoco quella che si può indicare come la lessicografia propria dell'incisione, pubblicando, intanto, il Vocabolario toscano dell'arte del disegno (1681) e, solo un anno dopo, una Vita di Gian Lorenzo Bernini, prima che il maestro morisse. Ma Baldinucci sentì anche l'urgenza, grazie ai favori della regina Cristina di Svezia, di cui godè l'ospitalità e la protezione, di allargare i suoi orizzonti. L'ambiente per lui estraneo nella severa Roma di papa Innocenzo XI gli consentì di estendere la cerchia delle sue conoscenze, si familiarizzò con la calcografia dei fratelli De Rossi, tra le più rinomate sulla piazza, e cominciò a delineare il suo quadro storiografico, andando ben oltre il Vasari, che restava comunque un riferimento del suo lavoro. Infatti molte delle biografie sono attinte dall'edizione Giuntina dell'aretino, altre da Karel Van Mander, il Vasari dei Paesi Bassi, Giovanni Baglione, Cornelis de Bie e Joachim von Sandrart: si avvalse anche della letteratura specialistica più diffusa, o attingendo a inediti come di quelli di Giulio Mancini: il tutto condito da una curiosità vigile per gli artisti che si distinguevano nell'arte di intagliare. La sua opera inizia con le biografie di Dürer e Luca de Lyda, per passare a Marco Raimondi, Antonio Tempesta, naturalmente Stefano Della Bella e Callot, fino a Francesco Spierre. La curatrice ci dice dell'autore tutto il necessario nella bella introduzione e ogni riferimento possibile sugli artisti in un ricco apparato di note, offrendo allo studioso un testo criticamente e filologicamente sorvegliato. L'opera è corredata da una ricca bibliografia e da un indice dei nomi che il lettore dovrà usare per muoversi a suo piacimento in questo mare magnum sull'arte di intagliare in rame. Cesare de Seta
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