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Compagni di sangue - Michele Giuttari,Carlo Lucarelli - copertina
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Compagni di sangue - Michele Giuttari,Carlo Lucarelli - copertina
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Descrizione


Firenze, agosto 1968 - settembre 1985: sedici omicidi sconvolgono la provincia del capoluogo toscano. Un "mostro" massacra senza pietà coppie di giovani fidanzati, mutilando il corpo delle donne, e nella città esplode la paura delle colline, della campagna, delle strade poco frequentate. Il noto giallista Carlo Lucarelli e Michele Giuttari, che ha condotto le indagini su quegli omicidi, ricostruiscono in modo lucido e avvincente le diverse piste seguite dalla polizia, l'enigma Pacciani, la scoperta dei complici, i segreti dei "compagni di merende" e i misteri che ancora circondano un caso entrato nella storia della cronaca nera italiana. E indagando anche l'inquietante possibilità che dietro i delitti si nascondessero dei mandanti insospettabili ma ancora più perversi degli esecutori, ci guidano in una serrata caccia all'uomo nella quale siamo, di volta in volta, preda e inseguitori.
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Dettagli

1999
Tascabile
8 settembre 1999
240 p.
9788817258586
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Indice


Le prime frasi del libro:

I DELITTI

Questa è una storia vera, una serie di eventi realmente accaduti e accaduti qui, in Italia e ora. Ma per come sono agghiaccianti e straordinari, questi eventi e questa storia, forse si farebbe prima a credere che siano solo un'invenzione. Che non siano mai accaduti davvero, né ora né qui.
Il racconto di questa storia allucinante inizia ventiquattro anni fa.
Con un'auto ferma in un viottolo sterrato.

La mattina del 15 settembre 1974, a Borgo San Lorenzo, località "Le Fontanine" di Rabatta, su un viottolo sterrato a breve distanza dal fiume Sieve, tra rovi, cipressi e viti, vengono trovati i cadaveri di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore.
Pasquale aveva 19 anni, abitava a Molin del Piano, una frazione di Pontassieve e lavorava a Firenze alla Fondiaria Assicurazioni, prima come centralinista, poi negli uffici.
Stefania aveva 18 anni, viveva con i genitori a Borgo San Lorenzo e lavorava come segretaria d'azienda presso una ditta di Firenze.
I due si frequentavano da circa due anni e mezzo, da quando si erano conosciuti alla discoteca "La spiaggia" di Vicchio. Dovevano sposarsi anche se negli ultimi mesi il loro rapporto si era un po' incrinato per via di altre relazioni avute da entrambi con diversi partner.
La sera del 14 settembre Pasquale prende l'auto del padre, una Fiat 127, e dopo aver lasciato la sorella Maria Cristina alla discoteca "Teen Club" con l'accordo di passare a riprenderla intorno a mezzanotte, va a prendere Stefania per appartarsi in auto in quella strada sterrata vicino al fiume. Sono le 21 e 15 di una serata piovosa e buia, appena illuminata dalla luna avvolta dalle tenebre. Una sera di novilunio.
La mattina del giorno dopo, un contadino che abita nella zona tra Borgo San Lorenzo e Vicchio, nota la Fiat 127. Si avvicina. Trova Pasquale, seminudo, accasciato al posto di guida e poco distante dall'auto, per terra, la ragazza con le braccia allargate a croce e le gambe divaricate, con un tralcio di vite parzialmente infilato nella vagina.
Quando arrivano, i carabinieri trovano che l'autoradio è ancora accesa, con dentro una cassetta che gira a vuoto. Vicino alla macchina, ci sono gli oggetti che la ragazza aveva in borsa, sparpagliati e gettati a terra. La ragazza, invece, viene trovata nel tardo pomeriggio del 15 settembre in mezzo ad un prato poco distante, in seguito ad una telefonata anonima arrivata ai carabinieri di Borgo San Lorenzo.
In un primo momento si pensa che il decesso di entrambe le vittime sia stato causato da colpi inferti con arma bianca. Si pensa che i due ragazzi siano stati massacrati a coltellate, ma subito dopo, in sede d'esame autoptico, si accerta che sono stati colpiti da due diversi strumenti lesivi: proiettili di pistola calibro 22 Long Rifle e arma bianca, presumibilmente coltello.
Pasquale è stato raggiunto da almeno cinque colpi di pistola, che ne hanno causato il decesso immediato, e il suo cadavere presenta anche alcune coltellate inferte con arma bianca e a morte avvenuta.
Stefania, invece, è stata raggiunta da quattro colpi di pistola al braccio destro, che l'hanno solamente ferita: è stata poi uccisa e brutalmente crivellata con arma bianca. Sul suo corpo si possono contare ben 96 ferite specifiche, alcune inferte in vita, la maggior parte dopo la morte, sparse per tutto il tronco, ma raggruppate a livello addominale nella regione pubica.
Come segno di odio o di sfregio o di qualcos'altro, inoltre, il cadavere presenta un tralcio di vite infilato nella vagina.
Il giorno successivo, il 16 settembre, viene compiuto un sopralluogo più accurato. Vengono rinvenuti, nascosti in mezzo all'erba e a breve distanza l'uno dall'altro, cinque bossoli per pistola calibro 22 Long Rifle. Non vengono trovati, invece, gli altri tre bossoli esplosi.

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Gillo
Recensioni: 1/5

Lucarelli confeziona questo libercolo adeguandosi totalmente alla "verità processuale" ed alle strampalate teorie di Giuttari . Probabilmente nel podio dei saggi più inutili scritti sull'argomento "Mostro".

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alessia
Recensioni: 1/5

sorpresa che Lucarelli avalli una tesi cosi' assurda e priva di senso.

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alessandro
Recensioni: 4/5

questo è, il primo libro che ho letto su questa tragica, oscura e purtroppo reale vicenda. Per un mio personale motivo, sono sempre stato interessato a questa pagina di cronaca nera italiana, anche se ero molto piccolo, temevo il mostro, temevo di poter essere coinvolto in questi fatti, anche se non a me direttamente, per via della mia età e perchè vivevo in un altro luogo, ma una persona a me carissima, era in quegli anni fidanzata, e sicuramente si appartava...per questo già allora seguivo i servizi in tv, leggevo i giornali, chiedevo ai più grandi. Con il tempo mi sono documentato, ho letto vari libri, e visto vari servizi, ed ho anche casualmente conosciuto, a causa di un sinistro stradale, un investigatore che aveva lavorato sul caso. il mio commento su questo libro, è che sia semplicemente unico e molto esaustivo, facendo luce su qualcosa di oscuro e sempre mutevole. l'intera vicenda di questi fatti di sangue della nostra storia, con tutte le miserie ad essa correlate, ha fatto del mostro un personaggio alla portata della fantasia di tutti. Erano i compagni di merende? Una setta satanica? un'imprendibile assassino dai mille volti, ancora impunito? Non c'è nessuna verità, e questo libro, con la ricostruzione dettagliata dei delitti, dei tempi e i modi, con l'aiuto delle testimonianze e ciò che di più vero oggi noi abbiamo, per capire, per cercare di comprendere, perchè tante persone legate alla parola mostro, sono morte,perchè tanti giovani, nel fiore della loro vita, sono stati uccisi in quel modo, senza che una vera giustizia abbia fatto il suo corso. Consiglio vivamente questo libro a qualsiasi pubblico adulto.

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Recensioni

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La recensione di IBS


Il Capo della Squadra Mobile di Firenze, con il supporto di un bravissimo scrittore di gialli, ci racconta "La vera storia dei Mostri di Firenze".

Con la morte di Pietro Pacciani, indicato a lungo come il possibile "mostro di Firenze", e la condanna di Mario Vanni, suo complice, all'ergastolo, non si è affatto spenta la voglia di giustizia, la determinazione e la volontà con la quale gli inquirenti continuano a cercare una spiegazione definitiva per una serie di efferati delitti che hanno insanguinato le campagne attorno al capoluogo toscano nell'arco di tempo che va dal 1974 al 1985. In quel periodo alcune giovani coppie, appartate la sera in macchina, hanno trovato una morte orrenda, violenta, accompagnata da mutilazioni attribuite a un maniaco sessuale, per molto tempo considerato un assassino solitario.

Michele Giuttari è uno degli inquirenti responsabili delle indagini. Capo della squadra mobile di Firenze dal 1995, ha ripreso in mano tutte le carte dell'inchiesta, ripescando testimonianze dimenticate (ma in realtà molto importanti), rielaborando gli eventi in modo differente rispetto al passato e giungendo così a nuove conclusioni. Il libro è la documentata testimonianza delle nuove indagini, con la ricostruzione dei fatti, i drammatici racconti dei personaggi che in qualche modo avevano a che fare con quell'ormai tristemente celebre gruppo di "compagni di merende", gli interrogatori dei sospettati, le nuove possibili soluzioni del caso.

Tra i tanti fatti: la presenza, notata da moltissimi testimoni, di un'auto di colore rosso (la Fiat 128 di Lotti?) talvolta ferma sul luogo dei delitti a pochissima distanza di tempo dall'evento, altre volte in rapido allontanamento dalla scena dell'omicidio, con altre automobili, tra cui una Ford Fiesta (quella del Pacciani?), con una o più persone a bordo. Le testimonianze di numerose donne, prostitute o meno, che negli anni ebbero a che fare con il famigerato gruppo di uomini e i cui ricordi aprono una finestra su una realtà squallida, sempre al limite della patologia o anche oltre. L'esistenza di un giro di "amici" dediti a spiare le coppie appartate nella campagna, di cui faceva parte anche un inquietante mago, Salvatore Indovino, che, tra i suggerimenti dati alle giovani per legare a sé per sempre l'amato, includeva il fare l'amore in un luogo aperto, in macchina. "La ragazza – scrive Giuttari – avrebbe dovuto comunicare al Mago la sera, il luogo e il modello della vettura usata dalla coppia". Una circostanza tanto più inquietante in quanto la casa del mago si trovava assai vicino a uno dei luoghi degli omicidi... E perché dopo il delitto del 1985 (l'ultimo attribuito al "mostro") si erano improvvisamente diradate le visite del gruppo di amici (tra cui Mario Vanni) al mago, precedentemente settimanali, condite da incontri sessuali e strani rituali che lasciavano tracce di sangue nelle lenzuola? E perché, ancora, Giancarlo Lotti (altro "compagno di merende") diceva a una amica-amante preoccupata, passando in macchina presso la piazzola teatro degli omicidi del 1985, "non avere paura. Quando sei con me il Mostro non c'è!"? E che dire delle testimonianze dirette, di personaggi come Lotti (a sua volta condannato), che descrivono gli omicidi, che dicono di avere visto tutto, di avere partecipato? Magia nera, ricatti, strani e inspiegabili guadagni: cosa si cela dietro la cosiddetta "banda di San Casciano"?

Un libro avvincente come un racconto poliziesco, coinvolgente come una storia d'azione, appassionante come l'indagine narrata da un romanzo giallo, ma drammatico come una tragedia incomprensibile: perché si tratta della realtà, una realtà non ancora del tutto chiara e molto difficile da "digerire".

"L'inchiesta ha descritto uno scenario povero, misero, fatto di donne vulnerabili e uomini impotenti, uno scenario immobile, come in un dipinto del Trecento", ma dietro questo affresco si nasconde ancora qualcosa, o qualcuno? Un personaggio influente, importante, un medico stimato, oggi scomparso? "Non c'è nulla come una pietra tombale per seppellire definitivamente ogni epilogo. Nei romanzi gialli come nella realtà".

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Carlo Lucarelli

1960, Parma

Affermato scrittore di letteratura gialla e noir, vive tra Mordano (Bo) e San Marino. Il suo percorso narrativo va dai racconti brevi sparsi nelle varie antologie del Gruppo 13 (di cui fa parte) alla trilogia giallo-storica con il commissario De Luca pubblicata dalla Sellerio (Carta bianca, L'estate torbida e Via delle Oche). Dopo Almost blue (1997), Il giorno del lupo (1998 e 2008), L'isola dell'Angelo caduto (1999, Finalista al Premio Bancarella 2000), Mistero in blu (1999 e 2008), Guernica (2000) e Lupo mannaro (2001), tra i suoi libri pubblicati da Einaudi Stile libero ci sono il romanzo Un giorno dopo l'altro (2000 e 2008) e i racconti di Il lato sinistro del cuore (2003); poi Misteri d'Italia (2002), Nuovi misteri d'Italia (2004), La mattanza (2004) e Piazza Fontana (2007), gli ultimi...

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