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Un bello spaccato degli anni 80/90 questo esordio nella letteratura per il noto conduttore di Ballarò, un'analisi di quel periodo sicuramente soggettiva, ma molto gradevole a mio avviso. Il tutto è ambientato a Roma, dove due ormai quasi cinquantenni(un regista ed un notaio) si ritrovano per una rimpatriata , ma la festa degenera e vengono addirittura arrestati, ed è questo l'avvenimento che scatena un mare di ricordi nel protagonista del romanzo, un facoltoso notaio romano(Ranò), che non solo si apre in una confessione fiume sui fatti che l'hanno portato alle reclusione, ma soprattutto narra del suo passato e del suo gruppo di amici che l'hanno seguito dai tempi delle scuole medie fino all'Università. In questo romanzo, per chi ha vissuto gli anni 80/90, ci sono segmenti e ricordi indelebili sotto ogni punto di vista: musica, cinema, televisione, sport, politica, costume, vacanze etc; quello che colpisce di più, a mio avviso, è la disamina dei comportamenti dei sogni e delle speranze dei giovani di quella generazione, esaminati con l'occhio di chi li ha vissuti ed apparentemente "cavalcati" con successo(il notaio famoso), ingabbiato però per sciocchezze non consone al suo rango... e forse per il suo livello di maturità(un cinquantenne troppo ragazzino). Estrapolo qualche passaggio che mi ha colpito: ...Tangentopoli mischiava le carte, cancellava il quadro politico, i volti dei potenti, i volti dei vincenti e dei perdenti. Scomparivano i partiti chiesa, comparivano i partiti azienda, comunità di migliaia di persone mascheravano i propri simboli e venivano travolte dalla durezza della realtà.I comunisti avevano sbagliato? Scomparivano. I socialisti avevano rubato? Scomparivano. I democristiani non avevano compreso la modernità? Scomparivano pure loro che sembravano indelebili...
Luci ed ombre questo primo romanzo di Floris. Scritto discretamente, ho avvertito la mancanza di un ordine nel racconto che procede più ad episodi e un po' " a scatti" (con qualche passaggio assolutamente degno di nota). E' un po' l'apoteosi della nostalgia, della riflessione di mezza età, dell'avrei voluto, ma non ho potuto.. Un insieme di situazioni piuttosto frequenti nei giovani di varie generazioni: amicizie e dubbi, successi e scelte sbagliate, sofferenza e follia. Il tutto all'insegna di un'autoironia che sottende l'autocompiacimento (soprattutto nel finale). Tutto sommato leggibile, nonostante si riveli molto deludente la modalità con cui l'autore va a chiudere "l'incident" (la notte in prigione) da cui origina il racconto dell'io narrante.
Un giudizio positivo al Floris romanziere sperando che possa trovare ulteriori ispirazioni per scriverne altri. Non mi interessa se è autobiografico e trovo fuori luogo chi lo accusa di essere volgare o di tradire la sua immagine "ordinata". Lo stile è accattivante e la scrittura procede veloce con uno slang coerente al contesto. Non è solo una storia di ragazzi. E' un messaggio ottimista nei confronti della vita comunque sia vissuta e comunque sia realizzata su un confine che può rappresentare un punto di equilibrio o di svolta. Mi è proprio piaciuto.
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