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Anno edizione: 2022
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Con la furia dell'invettiva e la tenerezza del racconto autobiografico, Aurelio Picca si scaglia contro il burattino piú famoso della letteratura italiana. E scrive un libro intemperante, che raccoglie l'innocenza infranta di ogni giovinezza e la accompagna senza esitazioni verso il futuro.
«Aurelio Picca è uno scrittore irregolare, diverso dagli altri in modo decisivo. Uno scrittore estremo» – Raffaele La Capria
«Eppure amavo la legna, i pezzi di legno, i bastoni. Adoravo martello e chiodi. Ci volevo fare croci e spade. Epperò Pinocchio non mi ha mai chiamato. Lo leggo solo ora; e l'unica cosa che mi piace sta scritta alla fine della prima versione di Collodi (Pinocchio che resta un pezzo di legno; che non è sgravato nel futuro con la carne e il sangue dei bambini, dunque degli umani). Godo quando lui s'impicca. Un burattino che si impicca. Dovrebbe fare ridere. E farsi mandare affanculo. Invece la catramosa metafisica (ho sentito nei reticolati dei capillari) si squarcia nelle parole: Oh babbo mio! Se tu fossi qui! Ecco allora che l'impiccagione sembra una crocifissione». Nessuno scrittore è come Aurelio Picca. Nessuno scrive con tanta ferocia e tanto candore, con tanta vocazione allo spreco di sé e insieme con una fedeltà quasi classica alle parole. Ricordando l'Aurelietto che aveva «visto gli ultimi invalidi di guerra con gli arti di legno e le stampelle di legno (altro che Pinocchio)», in questo libro Picca si domanda perché abbia disdegnato fin dall'infanzia il personaggio del burattino, e spiega perché, oggi che finalmente ha letto la favola di Collodi, preferirebbe strapparla: Pinocchio non ha carne, mai diventerà adulto, mai attraverserà la vita con le sue vittorie e sconfitte. Bisognerebbe ritornare a leggere Cuore e I ragazzi della via Pàl. Il capolavoro di De Amicis può riportarci al senso di comunità, non è servo del nuovo capitalismo che isola gli individui, ma vi si trovano le antiche differenze sociali, e questo prepara a crescere. I ragazzi della via Pàl è una storia eroica di amicizia. È il sogno puro degli adolescenti che ancora hanno il loro mondo, che del mondo non sono ostaggio. Memoir, pamphlet, in definitiva romanzo, Contro Pinocchio parte dalla letteratura per arrivare alla vita, e viceversa, perché per il suo autore fra letteratura e vita non c'è distinzione.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa che mettesse davvero in luce le incongruenze e le ombre della fiaba di Collodi (che può piacere o no, ma è comunque un'opera di grande valore), invece mi sono trovata in mano un volume prettamente autobiografico. Le uniche parti in cui si parla del testo di Collodi di fatto sono solo degli sproloqui astiosi e mossi da motivazioni assolutamente discutibili (come quella che l'autore da giovane aveva preferito leggere il libro cuore o i ragazzi della via pál, e per questo le future generazioni dovrebbero leggere quelli e non Pinocchio). Insomma, secondo me, questo testo è assolutamente trascurabile se si vuole leggere qualcosa che sia in qualche modo attinente con la fiaba di Pinocchio o con Collodi, inoltre personalmente di questo libro non ho gradito neanche il tono ampolloso da maestro bacchettone che pretende di istruire le future generazioni con il metro delle generazioni passate (peraltro leggendo si ha la sensazione che l'autore abbia almeno novant'anni e invece ne ha solo una sessantina...). Insomma è una lettura che a me in tutta onestà non è piaciuta e non consiglio, l'unica cosa che promuovo è la grafica di copertina.
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