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«Funebre e festivo assieme, e quindi squisitamente messicano» – La Lettura
L'autore di questo libro, la didascalia «B. Traven», altri non è che una congettura. La teoria più accreditata lo ritiene il giornalista e anarchico tedesco Ret Marut, un'altra lo individua nell'attore Otto Feige, ma c'è chi ha sostenuto fosse il suo agente Hal Croves, la sua traduttrice Esperanza López Mateos, il comunista Linn Gale o il fotografo Traven Torsvan. Ciò che si sa è che volle e riuscì a mantenere l'anonimato, che si trasferì in Messico diventando famoso negli Stati Uniti grazie a Humphrey Bogart e alla trasposizione cinematografica del suo "Tesoro della Sierra Madre", e che per i patiti delle biografie aveva inventato una formula: "Se l'uomo non può essere conosciuto attraverso le sue opere, allora o l'uomo non vale niente o non valgono niente le sue opere. Se vogliamo tener fede al suo monito, non ci rimane che far così". Introdotti, curati e illustrati da Vittorio Giacopini, i racconti contenuti in "Coriandoli il giorno dei morti" ci parlano di un occidentale affascinato, immerso e rapito da una cultura spontanea, quella messicana, che è antica e meticcia, assediata e impermeabile all'uomo bianco, deliziosamente volgare, a tratti terribilmente violenta, ma anche attraversata da una saggezza quasi sempre imperscrutabile e a suo modo esilarante. È una cultura dove i binocoli hanno poteri magici, dove i tradimenti vengono ripagati col sangue, rappresentata da banditi armati di machete, indios che assomigliano a imperatori e galeotti che si affidano ai santi. Il lettore in cerca d'autore è avvertito: a forza di cercare Traven, o chi per lui, non potrà far altro che perdersi nel folto della giungla, ritrovandosi al massimo con un asino o un fantasma. A quel punto dovrà scegliere se scappare senza risposte o sentire su di sé il fascino e l'inadeguatezza di una logica diversa, una festa da giorno dei morti.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
A me anche solo le illustrazioni di Giacopini mi hanno fatto volare. Si sta fra gli indios messicani sotto il sole del Novecento guidati da un anarchico tedesco (forse, chissà) ma come si sta da dio. Bellissimo e illustrato anche dentro!
Una raccolta di racconti, perlopiù brevi, di uno scrittore della prima metà del Novecento di cui ancora oggi si sa pochissimo (non si sa nemmeno se sia esistito davvero...). Sono racconti messicani improntati a un umorismo paradossale, a tratti irresistibile, perché sposa la logica ferrea con la fantasia più spigliata, l'arte di arrangiarsi del popolo con i disegni della Storia e della politica. Bella edizione tascabile, di comoda leggibilità.
Recensioni
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