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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2011
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Un saggio sul passato recente che si fa riflessione sulle dinamiche profonde del nostro presente.
"Anni di piombo". Con questa espressione un po' spettrale si è creduto di poter riassumere un intero decennio della nostra storia, quello che va dalla strage di Piazza Fontana del dicembre 1969 al "riflusso" degli anni ottanta. Eppure sotto quella coltre di piombo restano ancora seppellite le tracce e le storie di troppi protagonisti, fra tutti le vittime, innocenti ma non inconsapevoli, di una violenza che le ha travolte insieme ai movimenti e alle idee alle quali avevano deciso di dedicare la propria vita. Le "ragioni" degli anni settanta vengono esplorate da Giovanni De Luna in questa ricostruzione appassionata e coinvolgente. Non una difesa di quel decennio ma un tentativo di smontarlo e sottrarlo a letture univoche. Solo così possono riemergere le coordinate di quello straordinario impegno politico e i contorni di una militanza dai tratti profondamente originali; solo così riesce a rivivere uno "spirito del tempo" fatto non soltanto di violenza, ma di canzoni, film, intrecci della memoria e rapporto con la Storia.
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In questo saggio lo storico Giovanni De Luna si propone di analizzare il decennio 1969-1979, spesso sbrigativamente liquidato con la definizione di "anni di piombo", per far emergere il panorama politico e culturale che ha caratterizzato un periodo su cui ancora manca un'approfondita ricerca storiografica che vada al di là delle pubblicazioni di carattere memorialistico. L'autore privilegia nella sua analisi le vicende che ebbero luogo nella città di Torino - a partire dall'occupazione delle case nel quartiere popolare della Falchera fino alla "marcia dei 40.000" alla FIAT - utilizzando come fonti i documenti e le pubblicazioni di Lotta Continua. Il saggio prende le mosse da una rimozione collettiva, ovvero dai giovani che morirono nelle manifestazioni di piazza i cui nomi furono sepolti sotto l'etichetta di "estremismo" per essere successivamente messi da parte nel discorso pubblico; vengono poi analizzate le cause che portarono ad una mobilitazione di massa mettendo in evidenza come, già all'interno dei primi movimenti, covassero gli elementi che avrebbero caratterizzato la stagione del riflusso, per concludere infine con uno sguardo sulla trasformazione sociologica che ha portato i "militanti" a diventare "cittadini" e spesso a chiudersi nella dimensione privata, rinunciando all'impegno politico. La novità di questo testo rispetto alle molte pubblicazioni sul tema risiede soprattutto nell'accurata ricerca storica e nell'assenza di ogni inclinazione all'autobiografismo. L'autore propone delle teorie nuove e ben argomentate per spiegare i fenomeni complessi che hanno caratterizzato gli anni Settanta, rifuggendo dalle semplificazioni che così spesso sono presenti nel dibattito televisivo tanto da diventare patrimonio dell'opinione pubblica. Dal punto di vista stilistico, il testo ha una prosa impegnativa e non sempre scorrevole - funzionale però alla complessità del discorso - che rende necessaria da parte del lettore un'attenzione elevata
Libro di grande interesse e, probabilmente, destinato a diventare punto di riferimento per i prossimi anni. Bella scrittura, densa (anche se procede un po' a "blocchi" per cui il piano dell'opera appare chiaro forse definitivamente nella testa dell'autore). Moltissime informazioni. Da leggere e rileggere Unico appunto (non all'autore) la scelta di non riportare la bibliografia ma di doverla ricostruire dalle note(drammaticamente in fondo al libro).
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