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Anno edizione: 2022
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Il corpo in cui sono nata è un commovente romanzo di iniziazione alla vita e alla letteratura, un viaggio a ritroso verso l’accettazione di sé, un Bildungsroman ambientato tra l’America Latina e l’Europa.
«Guadalupe Nettel, con delicatezza e genuinità, esplora la sua infanzia in un romanzo che si scopre essere anche una sorta di diario clinico, indirizzato alla dottoressa Sazlawski.» - Francesca Mambelli
Una donna si confronta con la sua infanzia segnata da un problema alla nascita: un neo bianco sulla cornea che l’ha costretta a portare per anni un grosso cerotto sull’occhio sinistro. La bambina, immersa in un universo fatto di suoni nitidi e di immagini sbiadite, sviluppa fin da piccolissima un profondo senso di estraneità nei confronti del mondo che la circonda. Sullo sfondo, il Messico degli anni Settanta, la scuola Montessori, i figli degli esuli politici e i suoi genitori in una relazione aperta. Ma poi, con gli anni Ottanta, tutto viene spazzato via: la famiglia si disgrega, il padre sparisce e la madre vola in Francia per proseguire gli studi lasciando la giovane protagonista, e il fratello, a casa di una nonna un po’ bigotta.
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Una lezione di resistenza dal corpo per il corpo in cui la Nettel mettendosi a nudo con sé stessa svela molto di sé stessa ai lettori: «In fin dei conti, dottoressa Sazlavski, i dubbi non mi spaventano molto. Il mettere in discussione gli eventi di una vita, la veridicità della nostra storia personale, oltre a essere sconvolgente, deve avere anche qualcosa di salutare e di positivo. Forse l’impressione continua di sentirsi mancare il terreno sotto i piedi è normale, forse le certezze che ho su di me e sulle persone che mi hanno circondato stanno sfumando. Adesso il mio corpo, che da anni costituisce il mio unico vincolo attendibile con la realtà, mi appare come un veicolo di decomposizione, un treno sul quale ho viaggiato per tutto questo tempo in uno spostamento rapido, ma sottoposto a un’inevitabile decadenza. Molte persone e molti luoghi che componevano i miei paesaggi ricorrenti sono scomparsi con una naturalezza sconvolgente, e quelli che sono rimasti, a forza di accentuare le loro nevrosi e le loro espressioni facciali, sono diventati la caricatura di ciò che erano un tempo. Il corpo in cui siamo nati non è lo stesso in cui lasciamo il mondo. Non mi riferisco soltanto alle cellule che mutano un’infinità di volte, ma ai suoi segni più distintivi, ai tatuaggi e alle cicatrici che con la nostra personalità e le nostre convinzioni vi aggiungiamo via via, per tentativi, facendo del nostro meglio, senza guida né protezione».
Penso proprio sia un libro che riscalda l'animo. Ho trovato molto semplice empatizzare con la protagonista e con il suo racconto che scava dentro sé stessa senza troppo giudicare e giudicarsi. Penso che ci ha avuto un'infanzia e adolescenza traumatiche, difficili, solitarie e piene di dubbi potrà apprezzare questo racconto. Bella prosa, leggera ma capace di calarci perfettamente nelle atmosfere raccontate. Avevo bisogno di una storia così.
Per chi ha amato 𝐿𝑎 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎, non può assolutamente perdersi questo meraviglioso memoir. Guadalupe Nettel in 𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑎𝑡𝑎 ci confida con una narrazione in prima persona il difficile periodo della sua infanzia e della sua adolescenza. È un percorso interiore, un percorso di accettazione di se stessa a causa di una malformazione all'occhio. La Nettel infatti è nata con un neo bianco nella cornea che l'ha costretta a indossare per anni un cerotto correttivo sopra all'occhio 'buono', obbligandola a guardare il mondo attraverso una realtà offuscata e mai nitida. 𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑎𝑡𝑎 è un lungo monologo rivolto ad una psicologa, la dottoressa Sazlavski, che non le risponde mai e resta nel fondo del romanzo, mura e silenziosa. Una figura totalmente invisibile forse immaginaria ma necessaria per fare chiarezza nalla vita di Guadalupe, per arrivare a fare i conti con il dolore e le sofferenze perpetrate da parte della nonna e della madre, che la denigravano schiamandola scarafaggio, a causa della sua postura ingobbita. Non sorprende che a causa delle violenze psicologiche e i problemi all'occhio, la Nettel da giovane sia stata tormentata da visioni di insetti e farfalle, scarafaggi, bruchi. Finché da giovane, leggendo ' La Metamorfosi' di Kafka, riesce ad immedesimarsi con il protagonista del libro, noto per essersi trasformato in scarafaggio, lei si vede in lui, e questo 'incontro' la cambiarierà profondamente, non facendola più sentire così sola e incompresa. A far da cornice in tutto questo, i problemi del padre con la giustizia in un Messico degli anni '70, l'esperienza della scuola Montessori, e le punizioni e i metodi repressivi della nonna bigotta e dispotica. .... continua nella 𝑷𝒂𝒈𝒊𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒔𝒕𝒂𝒈𝒓𝒂𝒎 @𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆.𝒄𝒐𝒏.𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂
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