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Domenico Pezzini è un presbitero studioso di letteratura inglese medievale e in particolare degli scritti dei mistici come Giuliana di Norwich, di cui ha curato l’edizione italiana del “Libro delle rivelazioni”. Nel libro “Il corpo risorto” guida il lettore in un itinerario “tra arte e teologia” sulla risurrezione di Gesù raffigurata da Iacopo Filippo d’Argenta, Piero della Francesca, Matthias Grünewald, l’Orbetto, Francesco Salviati e Il Greco, sul corpo rispettivamente: in bilico tra terra e cielo, vigile ed eretto, che ascende, che vola, che danza e armonioso. Matthias Grünewald (1475-80/1528) nel polittico di Isenheim (1512-1516) marca nel corpo di Gesù la contrapposizione tra l’uomo terrestre e celeste rispettivamente della Crocifissione e della Risurrezione. Lo scenario comune è l’oscurità. Il corpo del crocifisso ispira ripulsa e Giovanni, Maria e la Maddalena, sulla sinistra, si allontanano dalla carne lebbrosa e dal gemito straziante. Il Battista sulla destra è impassibile perché già attinge alla Bibbia e al simbolo dell’agnello. Il dito oblungo che indica il crocifisso “secondo le Scritture” è tuttavia in stridente contrasto con le sue parole riportate nel dipinto: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Giovanni 3,30). Nella Risurrezione il corpo luminoso ascende fino a divenire un “sole” nella notte e il sudario si trasforma in “cielo” stellato. Il pezzo forte del libro rimane tuttavia il corpo vigile ed eretto rappresentato da Piero della Francesca (1420-1492) e conservato nella Pinacoteca Comunale di Sansepolcro (Arezzo). Il manto scarlatto di cui i soldati romani rivestono Gesù per schernirlo (cf Matteo 27,28) è il simbolo della gloria e del trionfo che si tramuta nel sangue da mattatoio. Nella risurrezione il manto diviene rosa come per fondersi con il bianco della veste lavata nel sangue dell’agnello (cf Apocalisse). La lancia del soldato di guardia al sepolcro si in
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