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Anno edizione: 2018
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“Cosa resta della gratuità?” nella società contemporanea dello scambio, in cui ogni individuo è inserito in rapporti di corrispondenza vicendevole con gli altri? Nancy sottolinea “È certo che nessuna forma di scambio può essere gratuita. Le due nozioni si escludono. Lo scambio implica una reciprocità”. Se auguriamo “Buongiorno” incontrando qualcuno, ci aspettiamo di essere salutati allo stesso modo; usando il denaro ci attendiamo un profitto, sia in un acquisto sia in un investimento. La gratuità, quindi, per l’homo oeconomicus non ha senso: a un dono corrisponde un controdono, e forse solo nella natura esiste un dono senza ritorno (George Bataille diceva che “il sole dà senza mai ricevere”). Anche la generosità più disinteressata attende un beneficio perlomeno simbolico, cioè di essere ricambiata in termini di potere, distinzione, riuscita, identità: in termini di “riconoscimento del debito”. Debito che non va circoscritto alla sola sfera finanziaria, ma presuppone comunque il rapporto che intercorre con l’altro in ogni campo dell’esistenza, compreso quello sessuale: un rapporto che è sempre di ostilità o accettazione, di rifiuto o desiderio. Il “do ut des” degli antichi rimane pertanto basilare, perché credito e debito creano in primo luogo un legame, un vincolo tra “animali parlanti”. Secondo Nancy “noi siamo” nel momento in cui “siamo-con”, “co-esistiamo”, pretendendo di essere riconosciuti dagli altri, non solo nei termini dell’avere (dell’appropriazione o dello sfruttamento) ma soprattutto in quelli dell’essere. Nessun gesto, in tale prospettiva, può quindi definirsi gratuito: tuttalpiù “grazioso”, perché crea un debito che può essere saldato o non onorato, ammesso o rifiutato, e necessariamente spalanca un baratro tra chi dà e chi riceve, tra chi desidera essere riconosciuto e chi riconosce (o no): “Anche ciò fa parte della strana grazia che ci è fatta di esistere”, conclude Jean-Luc Nancy, e di esistere-con.
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