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Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 1995
Anno edizione: 2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Romanzo breve da considerare minore o poco conosciuto rispetto ad altri più celebri romanzi del sommo Nabokov? Cose trasparenti è un gioiello misterioso, visionario, a tratti onirico, un sogno oscuro, cerebrale e a suo modo metafisico, e l'architettura narrativa, lo stile, il linguaggio prezioso, non fanno che accrescere il valore artistico dell'opera, che inquieta e fa pensare. Ingegnoso e conturbante, fantasmatico come uno specchio magico.
Il solito romanzo piacevole e intelligente di Nabokov, che però richiede una certa disposizione d'animo e una certa predisposizione intellettuale per essere apprezzato fino in fondo.
Straordianrio capolavoro!
Recensioni
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recensione di Thomson, G., L'Indice 1996, n. 4
"Penso come un genio, scrivo come un autore eminente e parlo come un bambino". Tre tratti precisi, degni di Brancusi, con cui Nabokov, nella prefazione di "Intransigenze", abbozza uno spensierato autoritratto delineando i contorni delle sue opere molto più accuratamente di qualsiasi biografo-detective. Gli elementi di questa trinità profana sono spesso intrinsecamente intrecciati nei romanzi di Nabokov e ciò contribuisce a renderli così affascinanti e al tempo stesso frustranti per il lettore che in certi momenti si sente proprio come Hugh Person, il protagonista di "Cose trasparenti" (pubblicato da Adelphi nel 1972 e riproposto nella revisione di Dmitri Nabokov). Hugh è uno sfortunato redattore americano costretto ad attraversare la palude di anagrammi, giochi di parole e errata corrige, forse intenzionali, che inquinano l'ultima opera di R., un noto romanziere di origine tedesca che scrive in inglese e abita in Svizzera.
Incontriamo Hugh durante il suo ultimo viaggio in questo paese fiabesco, impolverato di neve zuccherata, ove si sono svolte le vicende cruciali della sua esistenza. Vi torna per rimontare un passato frantumato di cui il narratore controlla tutti i pezzi, dalla morte del padre all'incontro con la futura moglie, Armande, e la sua scomparsa avvenuta in circostanze misteriose. Hugh si trova nella posizione paradossale di dover correggere le bozze della sua vita stessa, "una favola raccontata da un idiota". Distrutto dall'improvvisa morte dell'amata si ritrova immerso nel vortice di un passato illusorio. Tenta disperatamente di afferrare ricordi ormai irraggiungibili, nascosti in oggetti quotidiani _ talvolta trasparenti _, immagini che si librano ai confini della visione.
Ma chi è veramente il narratore che muove i fili di Hugh? Il lavoro di redazione che egli deve affrontare in fondo rispecchia i nostri tentativi di decifrare l'intricato puzzle di Nabokov, un rompicapo che rivela lentamente il suo disegno diabolico. Forse R. è il fratello minore di Humbert, Hermann e Charles Kinbote, un bambino troppo cresciuto che crede di essere un genio. Come Humpty Dumpty, R. riduce il mondo a un grande gioco di superfici in cui persino le cose trasparenti non rivelano altro che la falsa profondità della storia e del significato. Si può dire che il passaggio di Vladimir Nabokov dal russo all'inglese (raddoppiato dalla traduzione di Dmitri Nabokov in italiano) sia proprio come l'avventurarsi attraverso lo specchio di una lingua straniera, fatta di declivi, di fossi, di una flora aliena capace di offrire allo scrittore una seconda occasione d'infanzia. Ma, nonostante la loro apparente prossimità, esiste un'incommensurabile distanza tra R. e Nabokov che, scomparendo dietro le quinte, svela la crudeltà del suo personaggio-autore. Così il libro diviene l'ultima cosa trasparente e lancia uno sguardo freddo, implacabile, verso di noi, persone reali.
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