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Anno edizione: 2022
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Una riscrittura rigorosa e terribile di un pezzo della nostra storia, e una rilettura della fisionomia dell'esercito del Terzo Reich.
«Un grande meritorio lavoro, ancorato a criteri storici e alla piú documentata ricerca» – Corrado Augias
«Un libro totale, definitivo nel raccontare le stragi che insanguinarono il nostro paese dall'armistizio alla Liberazione» – Corrado Stajano
Dall'estate del 1943 alla primavera del 1945, mentre la Wehrmacht arretra dal Sud al Nord Italia e il nuovo fronte della resistenza prende corpo, il Terzo Reich scatena la violenza delle sue truppe sulla popolazione civile. Uomini, donne e bambini diventano nemici da annientare, bersagli scelti di corpi speciali. Di quelle stragi Carlo Gentile si è occupato da studioso e da perito nei processi che in alcuni casi – come Sant'Anna di Stazzema – sono ancora storia viva. Frutto di anni di ricerca nei principali archivi internazionali – compreso il noto «armadio della vergogna» – il suo lavoro ripercorre la storia delle vittime e ci offre un ritratto complesso dei carnefici, spesso militari molto giovani ma fortemente ideologizzati. Accolto in Germania come un importante contributo al dibattito storiografico, lo studio di Gentile è la cronaca di un biennio che ha ferito l'Italia nel profondo, ma soprattutto è un quadro dettagliato, assai significativo, delle strategie di guerra tedesche nel nostro paese.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Articolata ricostruzione del tema. Molto chiara e dettagliatissima.
Il libro è scritto basandosi su una documentazione non sempre completa ed esaustiva. L’autore si ripete più volte nell’arco delle 500 pagine, a volte sembra di rileggere le stesse cose rendendo la lettura poco scorrevole, a tratti noiosa, seppur l’argomento non dovrebbe esserlo. Il libro non è altro che un bollettino del numero di morti, spesso senza nome, che i tedeschi hanno ucciso tra partigiani e civili. L’autore tenta anche di analizzare l’Italia inerente agli anni 1943-1945, concentrandosi sulla ritirata dei tedeschi dal sud Italia e poi successivamente dal nord Italia liberata nel maggio 1945 dagli Alleati. Né esce uno spaccato dubbio del numero di morti, dovuti perlopiù alle rappresaglie dei tedeschi nei confronti dei partigiani (i tedeschi avevano ricevuto direttive precise: 1 tedesco ucciso uguale 10 nemici da uccidere. I partigiani che non hanno liberato l’Italia, come spesso si legge nei libri di storia o come vogliono farci credere i nostri Governanti, sono stati anche (purtroppo) rei di aver fatto fucilare migliaia di civili con le loro azioni spesso sporadiche e isolate almeno fino al 1944. Molti civili li hanno appoggiati, altri li hanno denunciati ai tedeschi per salvarsi la vita. Di fatto i tedeschi uccidevano indistintamente per rappresaglia sia partigiani che civili, dando a fuoco interi paesi e razziavano quello che trovavano. Un libro che lascia l’amaro in bocca, che serve solo a farci capire che in qualunque guerra a rimetterci è sempre la popolazione.
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