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ambientato in Romania, c'è un treno pieno di bambini in viaggio verso la colonia estiva al mare, un altro treno con i suoi altri viaggiatori e altri personaggi esterni (un politico, un poliziotto, una zingara, un boss della malavita, un pope, un webdesigner...) Salta da un personaggio all'altro, dai singoli passeggeri alle persone fuori : ogni paragrafo è un salto. Una particolarità sono i periodi lunghissimi e l'assenza dei punti: per qualche motivo usa le virgole anche a chiusura del periodo. Alla fine le mille storie come intuibile convergono nell'avvenimento principale che non deflagra particolarmente ma nemmeno si squaglia come temevo. Ci sono diverse storie interessanti ma un po' disperse nel mare di paragrafi per personaggio : mi viene da dire che un lavoro di editing avrebbe potuto giovare.
“La crociata dei bambini” è celebrato come il grande romanzo sulla Romania contemporanea, in cui Florina Ilis, con spirito caustico, affronta il disastro della democrazia post-comunista. Esiste però anche una seconda interpretazione (che ho apprezzato molto, ma di cui non ricordo il pensatore e me ne scuso) secondo la quale il romanzo esplora fino alla fine l’ipotesi della nostra radicale mutazione antropologica, dopo 60 anni di TV, 30 di videogiochi e 20 di Internet. In sostanza l’opera esplora una possibilità esistenziale: quella di un’umanità inoltrata a tal punto nel rimbambimento globale da potersi lasciare destabilizzare gravemente, politicamente e spiritualmente, dai suoi propri bambini. Se non sembra possibile diamoci una bella occhiata intorno...
Libro eccezionale, si legge d'un fiato nonostante le 830 pagine, questa scrittrice che ho scoperto per caso ha uno stile davvero unico. Da leggere assolutamente!
Recensioni
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Spesso alle radici di una storia c'è un errore, una parola fraintesa o scritta male, per distrazione o per semplice ignoranza. Ciò avvenne forse anche nella leggendaria crociata dei bambini. A sentire gli storici, infatti, i pueri narrati dalle cronache del 1212 potrebbero non essere i trentamila fanciulli capeggiati da un dodicenne francese, ma più attempati "poveri" cristi, che vedevano nella Guerra santa una speranza di riscatto sociale. Altrettanto spesso, però, la Storia rimescola le carte in modo che le sue versioni si incontrino: così avviene nel travolgente, lunghissimo romanzo di Fiorina Ilis. Poveri e bambini sono i protagonisti di quest'avventura, che richiama l'attenzione di tutto il "mondo adulto" (e non solo, come al solito, la scuola e i genitori) sulle proprie responsabilità, umane, familiari, ma soprattutto etiche e politiche, di fronte al potere esplosivo dell'innocenza e della sua tremenda, violenta e inesorabile perdita.
All'inizio del libro, sulla banchina della stazione ferroviaria di Cluj-Napoca, i figli delle famiglie benestanti si preparano a prendere il treno delle vacanze, con l'unica preoccupazione di far vedere ai compagni il nuovo cellulare o la smagliante maglietta di David Beckam. Sullo stesso binario, però, ci sono anche altri bambini: Calman, il Monco, il Serpente. Zingari, sporchi e mal vestiti, non vanno a scuola, dormono per strada, vivono di piccoli furti e sono stati sbattuti a tu per tu con il volto peggiore della vita, che ha la smorfia oscena dei soldi, della droga e del sesso mercenario. Durante il viaggio, però, accade qualcosa di inaspettato e inspiegabile, capace, proprio come l'antica crociata, di confondere e cancellare per un attimo il confine tra realtà e finzione. D'improvviso le vite di una miriade di personaggi, le cui voci si alternano per più di ottocento pagine senza mai un punto, come un'incalzante e ininterrotta sinfonia, sono sconvolte dal "miracolo": lo zingaro Calman e il ricco Casimir prendono il controllo del treno e, con esso, il dominio sul tempo e sullo spazio. Fermi nelle campagne, i vagoni attirano l'attenzione dei giornali e delle televisioni di mezzo mondo, che temono un nuovo attentato di Al Qaeda; quando però si scopre che i terroristi sono i bambini stessi, entrati per caso in possesso di armi e munizioni, la ragione vacilla. Sono in pochi a cogliere la portata reale di questa nuova crociata dell'innocenza: un grande giornalista, un blogger e una ragazza malata di Aids si appassionano alla pura anarchia di questo gesto perché sentono il grido dell'infanzia, che reclama il proprio diritto di esistere, di sopravvivere in tutte le sue forme, anche crude e spietate, all'economia di mercato che la confina nelle sale giochi dei centri commerciali, nei negozi di scarpe o davanti al pc.
Come nella leggenda, anche questa crociata è destinata a fallire e la storia si interrompe su un doppio funerale: quello di Romulus, ucciso in una sparatoria, e quello dell'utopia, officiato dalla Realpolitik del primo ministro. La rivolta ha però regalato ai ragazzi una maturità che la scuola non offre: resi consapevoli dall'incontro con lo spietato mondo in cui vivono Calman e gli abitanti delle fogne, abituati a diventare adulti a suon di botte e sevizie, i bambini di Cluj siedono al tavolo delle trattative con il capo dello stato, chiedendo di varare la spinosa legge sulle adozioni che giace in parlamento. Pensando a ciò che giace dalle nostre parti, non possiamo allora non sperare che i ragazzini decidano presto di venirci a salvare.
Stefano Moretti
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