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Struggenti racconti dal campo di battaglia, manipolazioni mediatiche in tempo di guerra, ritratti di uomini dimenticati, inenarrati giochi di potere mediatico, invisibili strategie geopolitiche. Il libro di Giovanni Porzio è un fiume in piena di emozioni e informazioni. Scritto con un ritmo incalzante e con un linguaggio musicale, smaschera il sistema dell'informazione globale e regala le emozioni della prima linea. E' il viaggio ininterrotto di un uomo mai sazio di esplorazioni, che non si ferma dove gli altri si fermano, che ha sete di scoperta, desiderio di dichiarare al mondo quanto è crudele il mondo, di raccontare le atrocità per combatterle con la forza della parola. La sua, di parola, è illuminante e non ha niente da invidiare al miglior Terzani.
Recensioni
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In quell'eterno, indifferente, presente dentro il quale ci stiamo accomodando a consumare la nostra comune relazione con quanto accade attorno a noi, si appiattisce il senso della Storia, il valore dell'esperienza, la qualità della conoscenza. Ce ne avvediamo a scatti, quando un fatto, un episodio, un "segnale", quasi ci stringono a venir via dal flusso cui abbiamo consegnato la nostra paziente passività, e allora reagiamo con sorpresa, stupiti che questa nostra trasformazione nell'"homo videns" (cfr. Sartori) non sia soltanto la mutazione genetica d'una specie una dimensione epocale, che si distende lenta e lunga nel tempo ma sia anche il nostro stesso vissuto quotidiano, il "qui e ora".
Diventare "homo videns" non vuol dire contentarsi di afferrare il brillio emozionale delle civetterie tentatrici che ci offre un sistema di offerte di consumo sempre più sofisticato, ma anche consegnare all'estetica dell'apparenza, e alla sua indeterminata logica regolamentatoria, quell'etica della responsabilità cui il dovere della razionalità ci imporrebbe invece di corrispondere.
È la narrazione della realtà a veicolare, prepotentemente, e a guidare la mutazione. E in questo orizzonte, come più volte ha ricordato Scurati, la narrazione della guerra assume un valore simbolico onnicomprensivo. Ecco allora che questo libro di Porzio uno dei migliori reporter del giornalismo italiano un libro avvitato attorno ai "sedici anni da inviato sulla linea del fronte", recuperando il corso sovversivo del Tempo e della Storia ci riporta brutalmente al senso autentico delle cose, alla misura concreta, incontestabile, dei fatti, delle cause, degli interessi. Il racconto di un percorso che si dipana tra Iraq, Afghanistan, Somalia, Balcani, Congo, non soltanto scava dentro la nostra memoria immagini e spessori che abbiamo "voluto" cancellare, ma impone il recupero d'una riflessione dovuta, richiamando al dovere di una coscientizzazione la latenza comoda dentro cui abbiamo ceduto ogni progetto di "resistenza". Mimmo Candito
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