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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2013
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Il titolo prometteva bene, molto bene. Il fatto che fossero raccolte di conferenze e che leggendolo dovessi contestualizzarlo agli anni '90 anche. Qualche cosa di sensato ho trovato come ragionamento, ma in sé lo definirei un'accozzaglia della qualunque senza un filo logico, un dar fiato alla bocca tanto per darsi quel tono che manca..... Insomma, un pò una delusione e con una retorica pesantina.
Libro incredibile. Ha sbagliato alcune previsioni e su diversi punti non concordo, ma per profondità nell'analisi e cultura dell'autore merita assolutamente cinque stelle
Testo che mi ha molto deluso, pensavo di aver che fare su un testo che raccontasse la storia della genesi del "politicamente corretto" come fenomeno; invece si tratta di tre conferenze scritte da questo letterato australiano naturalizzato statunitense cui, certo, critica (e questo può essere anche ammirevole) il linguaggio del politicamente corretto in voga dagli anni '70 agli anni '90 negli USA sia per quanto riguarda la "sinistra" rappresentata dai Democratici e dai conservatori di destra dai Repubblicani; peccato che fallisca miseramente in ciò: perde tempo nello criticare i comportamenti dei conservatori americani (certo anche loro intrisi di americanismo e politicamente corretto) e critica quando capita la sinistra americana solamente però nel discorso dello strutturalismo di matrice Foucaultiana ed alla Sartre e sul fatto che la sinistra riprenda gli elogi del "socialismo reale" (quando mai?). Che dire; un testo scritto con i limiti di un Professore australiano che vede nell'America, la "terra promessa" e nel multiculturalismo una grande cosa. Oltre a ciò; il testo è ampiamente incasinato a livello stilistico e di struttura ed anche ripetitivo. Sono molto deluso da questa lettura; e vedendo l'attuale presente europeo (ove cui l'americanismo e il politicamente corretto è stato esportato) posso affermare che la natura del fenomeno non è data dal "caso" ma dallo stesso capitalismo che nel capitolo I in qualche frase l'Autore critica anche... ma finisce sempre con l'elogio della "più bella e democratica America".
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