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Una pausa di due settimane nella vita di un intellettuale che aspira alla saggezza lo spinge – attraverso piccoli fatti in apparenza irrilevanti – a dubitare con buone ragioni di sé: e quell’intellettuale è Hesse stesso, che ironizza stupendamente sulla propria persona. Questo conflitto silenzioso, involontariamente comico ma non perciò meno duro, si svolge entro la cornice antiquata di una stazione termale: su tale pretesto, Hesse ha costruito una delle sue più perfette parabole, La cura (1925), che segue di poco a Siddharta (1922) e in certo modo ne è «l’altra parte». Come lì si assisteva a un itinerario verso l’illuminazione, qui si ‘smonta’ un illuminato occidentale troppo sicuro di sé, che viene messo in crisi da piccoli incidenti quotidiani – e da ciò è condotto a rivedere certe sue convinzioni troppo tranquille. Ma il punto di arrivo è lo stesso: in quella «psicologia dell’occhio cosmico» che è il grande dono di Hesse e davanti alla quale «non c’è più nulla di piccolo, di sciocco, di brutto, di malvagio, ma tutto è santo e venerabile».
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Ci sono libri a volte che sembrano scritti su misura per noi, e ci ritroviamo bene dentro. Quanti si sentiranno come il paziente Hesse nelle tre settimane in cura a Baden? Quanti avranno nella propria vita vissuto gli alti e bassi come l'autore? Un libriccino di poche pagine, tragicomico, ironico ma illuminante, in cui l'autore racconta il suo soggiorno, le cure, i passatempi mondani, e soprattutto la battaglia interiore tra i "due Hesse". Nel finale fa pace con se stesso, facendo convivere insieme natura, spirito e materia. Chi ha orecchie per intendere...
"La cura" di Hermann Hesse ci mostra il suo autore in una veste nuova, una veste autobiografica ed ironica. Libro che precede di poco "Siddhartha", ci porta a Baden, in un soggiorno termale, per la cura della sciatica. Hesse mostra il suo lato umano, un uomo come tutti, con le sue debolezze e le sue antipatie. Scopre che a causa dei suoi acciacchi si lascia prendere dalla malattia, si autocommisera, perdendo quasi di vista la sua ricerca costante del Tutto e dell'unita'. Domando invece la malattia lo scrittore ritrova quello pace e Bellezza persa. Un libricino piacevole e consigliato a coloro che amano questo straordinario premio Nobel.
Letto dopo Siddhartha, ho avuto serie difficoltà a capirlo. Sicuramente non era il periodo giusto.
Recensioni
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