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Non è il disco migliore dei Cure, ma sicuramente merita il massimo dei voti, anche in questo caso le canzoni sono dark e molto "pessimiste" ma l'originalità dei pezzi è sempre di alto livello, "never" e "the promise" ne sono l'esempio lampante.
Corsi e ricosri storici, quella che un tempo era la nuova era è ora storia. Dato che la mia generazione, cresciuta con i Cure aveva buttato nell'angolo più buio, i dischi dei dinosauri, Pink, Led, Etc. anche se il mio percorso sonoro per quanto riguarda il Rock, ha sempre preferito i Roxy, Velvet ,Iggy, Bowie, Eno. Comunque ora i dinosauri son tornati, il prog non è mai scomparso anzi gruppi come Porcupine Tree annoverano alle tastiere Richard Barbieri , ex Japan, fido collaboratore di Sylvian e di Alice. Il nostro Robert continua per la sua strada. dei risultati commerciale penso gli importi poco, altrimenti non giocherebbe a comporre, ricomporre, quello che come nel caso del cinema di Tim Burton è un universo apparentemente fantastico, parallelo alla realtà, apparentemente.
"I'M GOING NOWHERE". Difficile recensire nuovi dischi di gruppi con 25 anni di storia. Artisti come i Pink Floyd, Page & Plant, Depeche Mode, o gli stessi Stones sanno bene che ad ogni loro uscita discografica devono sforzarsi di non adagiarsi su facili canzonette e cercare di ravvicinarsi ai loro fasti passati. I Cure sembrano con questo disco comporre una specie di greatest hits ma di canzoni nuove. "Before 3" è la nuova "Just like Heaven", "The end of the world" è la classica canzonetta felice e ritmata dei tempi di "Kiss me", "The promise" sembra uscita da "Faith", ma dopo una lenta stagionatura nelle cantine della vorticosa psichedelia. Questo disco sembra sentito e vissuto per metà brani, l'altra metà sono così sbiaditi che nemmeno ci accorgiamo che sono finiti. "(I don't want what's going) on", "alt.end" o "never" sono quelle più saltate dal mio lettore cd. Bene invece le sperimentazioni elettroniche di "Anniversary", la cupezza aggressiva di "Labyrinth", che ci fa rimpiangere "Wish", l'abbozzato easy-industrial (specie per la ritmica e gli accordi dissonanti) di "Lost", la già citata "The promise" è un brano che merita parecchi ascolti e non delude, infine si strizza l'occhio alla vena allegra dei Cure con "Taking off" e Smith ci saluta con la ballata per pianoforte del Dr. O'Donnell intitolata "Going nowhere". Buone idee ma sprecate in una produzione inaspettata: cosa c'entra Ross Robinson, produttore di Korn e nu-metal vario di ragazzoni americani cattivi e arrabbiati con i signori/poeti del dark?!? Perchè sacrificare le tastiere, i riff ad una corda stile Thompson per passare ad accordature pesanti, distorsioni ridondanti, etc?!? E poi... perchè chiamare questo disco, proprio, "The Cure", e ancora peggio: chi ha autorizzato questa copertina? Un pò di rispetto, e diamine! Noi darkettoni vecchia scuola vogliamo fiori e sangue, siamo cresciuti con "Disintegration", mio caro Robert!! Ora i Cure hanno mandato via Bamonte e O'Donnell (peccato), e ripreso Thompson.. speriamo bene! L.L. (leonida9@virgilio.it)
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