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Anno edizione: 2019
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Dal fondo. I miei primi dieci anni è una autobiografia limitata a un periodo di tempo assai breve dove quello che conta non è la storia del soggetto che scrive la sua esistenza da bambina, ma è il narrare di un’epoca passata, di un’Italia che faticosamente viene ricostruita sulle macerie della guerra, con i primi sviluppi industriali che ancora non lasciavano presagire la fine di una millenaria civiltà, quella contadina. E Franca è in grado di parlarne compiutamente non solo per gli studi effettuati e le sue capacità di analisi, ma anche perché abitava in campagna e nella sua crescita da lattante a bambina ha potuto vedere come il mondo rurale subisse una modificazione quale non si era mai vista prima. “Ero povera”, scrive, povera, ma non misera, perché non le mancava da mangiare, ma il suo mondo, come del resto il mio che analogamente ero povero, imponeva una rinuncia dietro l’altra che i bambini di oggi, abituati ad avere tutto, nemmeno possono immaginare. Eppure, e probabilmente senza enfatizzare il senso di questa congiunzione, eravamo felici per il poco che avevamo. Per Franca Canapini la vita all’aria aperta, i contatti con gli altri bambini, più o meno anch’essi poveri, erano l’occasione per vivacizzare l’esistenza, per dare tutto se stessa in cambio di poco, ma con la soddisfazione di aver dato un senso alla giornata. Franca Canapini ha una scrittura snella, una capacità affabulatoria che attrae e incanta, non di rado accompagnata da una certa vena poetica che le è propria e che la induce a integrare la prosa con dei versi che, oltre a essere belli, non sono per niente fuori luogo. L’opera è anche un omaggio per i bambini di oggi, affinché sappiano quali sono le vere radici da cui provengono, sperando che apprezzino e che, soprattutto, possano comprendere, loro che hanno tutto, troppo direi, tanto da essere sempre insoddisfatti, quanto il poco dei loro nonni sia stato considerato un bene prezioso, una ricchezza irripetibile.
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