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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
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Già il titolo di questa raccolta contiene due sostantivi-spie che ci invitano a tracciare un percorso interpretativo del testo: “interno” e “specie”. Infatti, la novità di questa scrittura (che forse mostra qualche debito nei confronti di una produzione più europea che italiana: Grünbein, tanto per azzardare un nome) consiste nel sapere coniugare un mondo affettivo privato al ciclo antropologico dell’evoluzione umana, riuscendo ad assorbire nell’universalità sovrapersonale di questo la particolarità intima di quello. C’è quindi un padre, una moglie, un figlio e un’infanzia. Ci sono versi che suggeriscono anche un severo autoritratto («Dentro ho una roggia prosciugata»). Si citano nomi che appartengono alla cultura e all’immaginario collettivo (Jessica Lange, Salinger, Edgar Morin, Marvel, Ikea). Ma tutto questo viene in qualche modo risucchiato, minimizzato, ridotto quasi a una crudele insignificanza rispetto al trascorre indifferente del tempo, scandito non più in ore e giorni, ma in secoli, millenni, ere. Messo di fronte allo schermo cosmico (descritto con esatta e asettica terminologia scientifica) l’io privato resta confusamente aggrappato a una sua personale e angosciante Grundfrage: «Alla fine come potremo definirci? / Esseri o prodotti di esistenze / a un minuto dall’abisso? / Qualcosa ci sostiene. / Non so se è il nostro scheletro comune, / o un’idea di essere all’interno di ogni specie»). Dai mammut agli oranghi, da Lucy alle recenti scoperte paleoantropologiche di Malapa, dai flussi migratori alla cementificazione edilizia, dalle volgarità mediatiche alle catastrofi naturali e belliche: ogni esistenza umana, animale e vegetale si ricompone nella poesia di Andrea De Alberti in un catalogo solidale e indulgente di immagini sovrapposte, in una vertigine di stupori e paure che accomunano nell’innocenza e nella colpa ogni specie, qualsiasi corpo di neonato con qualsiasi fossile, tutte le storie pubbliche e private che fluttuano sospese tra terra e cielo.
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