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Dopo trent'anni viene riedito il denso studio giovanile di Paul Ginsborg sull'eroica e drammatica vicenda della Repubblica veneziana guidata da Daniele Manin. Il tono spiccatamente narrativo costituisce un merito di questo libro. Consente infatti all'autore di approfondire e scandagliare, attraverso documenti della più varia provenienza, una fase storica circoscritta nel tempo e di procedere a meticolose analisi sociologiche sulle singole città del Lombardo-Veneto. Il precipitare della situazione regionale si dovette da un lato alla crisi economica, dall'altro ai contrasti, in seno all'entourage del debole imperatore Ferdinando, fra un'ala destra, capitanata da Metternich, e un'ala sinistra, guidata da Kolowrat. L'idea di una "lotta legale" per rivendicare la libertà di espressione politica, che avrebbe finito per costituire il trampolino della tentata rivoluzione, arrivò a Manin dalla campagna per il libero scambio di Cobden. "Capo repubblicano borghese di stampo classico", Manin fu per Ginsborg magistrale fra il 17 e il 22 marzo 1848, ma dopo commise vari errori: non organizzò un vero esercito veneziano, rifiutò di inviare armi a Udine, dimostrò intolleranza verso gli oppositori, snobbò il mondo delle campagne. Ma l'errore più grave suo e di molti altri patrioti dell'epoca fu, secondo l'autore, quello di non aver voluto sposare il repubblicanesimo pur di mantenere buoni rapporti con la nobiltà liberale: così fallì in Italia il Quarantotto e fallirono anche altri sforzi indipendentistici successivi. Daniele Rocca
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