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Anno edizione: 2019
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Ci sono storie che scegliamo noi di raccontare, le selezioniamo tra le mille da cui ogni giorno veniamo bombardati, e le curiamo, le coltiviamo fino a quando non sono pronte per andare in onda. Poi ce ne sono altre che, invece, si scelgono da sole; se ne stanno lì nascoste in qualche cassetto, in qualche ritaglio di giornale, e al momento giusto saltano fuori, ti chiamano, si rubano la scena.E a te non resta altro che lasciarle fare e ammirare in silenzio lo spettacolo.
Le prime sono, numericamente, la maggior parte. Sono quelle che compongono il nostro panorama informativo. Un po' dei "polli da batteria", diciamoci la verità, ma il nostro lavoro è fatto anche di questo. Le seconde sono rarissime, però speciali. Hanno una vita tutta loro, durano quanto vogliono, vanno dove gli pare. E tu non le puoi fermare, non le puoi indirizzare. Al massimo puoi provare a capirle prima degli altri, per spiegarle meglio al pubblico, per farle "tue". La storia delle sorelle Napoli appartiene a questa seconda categoria. Dal momento in cui la lessi per la prima volta, sulle pagine della cronaca di Palermo della "Repubblica", mi resi conto che dentro c'era qualcosa di fatale. Lì per lì non sapevo nemmeno io cosa fosse, ma dentro di me sapevo che nella battaglia condotta da quelle tre donne indomite contro la mafia c'era qualcosa che andava oltre ogni stereotipo. Inizialmente pensai che ad attirare la mia attenzione fosse il contrasto femmine-mafia: ho sempre sostenuto che la mafia sia un termine femminile "per inganno", essendo invece la mafia in sé quanto di più maschile e maschilista si possa immaginare. Ma piano piano, puntata dopo puntata, mentre il grande pubblico si appassionava alla vicenda incredibile e vergognosa di Marianna, Ina e Irene, mi rendevo conto che nei fatti che si susseguivano nelle campagne di Mezzojuso c'era anche dell'altro. C'era, sempre sospesa fra tragedia e operetta, l'eterna messinscena del potere. Una specialità molto italiana. Un teatro del reale nel quale distinguere i personaggi buoni da quelli cattivi, i giusti dagli ingiusti, non è solo complicato, è del tutto inutile.Indice
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Ho acquistato questo libro dopo aver seguito in tv a non è l'arena la storia delle sorelle Napoli. Una storia vera a tratti agghiacciante che con coraggio e determinazione queste donne hanno deciso di combattere. L'autore il noto giornalista e conduttore televisivo Massimo Giletti racconta dettagli che la velocità del mezzo televisivo non permette di raccontare. Lo consiglio a chi vuole approfondire questa storia figlia del nostro tempo.
Come prima opera letteraria Massimo Giletti ha fatto centro! E' riuscito a raccontare in modo avvincente e coinvolgente, una storia di coraggio, ostinazione e determinazione di donne che non volevano essere famose o diventare delle eroine, ma chiedevano solo di vivere in pace nella loro terra che la prepotenza e l'arroganza mafiosa voleva sottrargli.
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