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Romanzo scritto molto bene. E' il classico romanzo filosofico, nello specifico si ragiona su temi quali fede, dottrina cristiana e fondamenta del cristianesimo. Si analizzano i contenuti e si denunciano le venature... il cristianesimo, come tutte le religioni, illumina ma ha anche delle falde da cui perde acqua. Come Santo Stefano, il protagonista si allontana dalla retta via, esce fuori dagli schemi, interroga se stesso e la dottrina. Vengono toccati anche i temi politici che caratterizzavano l'irlanda di quel tempo, quindi le lotte per l'indipendenza e per l'integrità del cattolicesimo all'epoca (e tutt'ora) dei fatti minacciato dal protestantesimo nord irlandese. Credo che per capirlo affondo dovrei rileggerlo una seconda volta a distanza di tempo, è un romanzo saturo di nozioni, pensieri... non è una lettura facile insomma. Da leggere! A me romanzi così piacciono, quindi non posso che dare il massimo dei voti. Se qualcuno non apprezza i romanzi intrisi di filosofia e religiosità difficilmente potrà tributare a questo scritto cinque stelle... detto questo, bisogna sempre essere obiettivi. E in tutta obiettività dico che volendo essere critici al massimo, anche se non vi piacciono romanzi del genere meno di quattro stelle è impensabile votarlo. Non so come si faccia a dare meno di quattro stelle a "Dedalus".
Il libro che mi ha fatto passare dall'adolescenza all'età adultà. Difficile e lento non è consigliabile a tutti, ma rimane pur sempre un capolavoro
Dedalus è un romanzo di impronta autobiografica in cui il giovane Stephen vive il forte contrasto tra le pulsioni giovanili, soprattutto di natura sessuale, e la rigida educazione religiosa, fortemente sessuofobica, ricevuta in un collegio di Gesuiti. Nella parte finale emerge maggiormente la volontà di Stephen di affrancarsi da quelli che sono i punti fermi della società irlandese: la religione, l'amor di patria, i legami familiari, per cercarsi un'identità nuova, libera, lontano da casa. Queste legittime pulsioni giovanili sono qui esasperate, ed in qualche modo aggravate, dalla sua auto-riconosciuta mancanza di autentiche pulsioni affettive. Questa sua freddezza di cuore e sentimenti si riflette chiaramente in tutta l'opera di Joyce, fortemente "cerebrale", dove ad una estremamente complessa indagine introspettiva e ad un uso innovativo e rivoluzionario della scrittura non fa riscontro quel calore umano di sentimenti e poesia in grado di suscitare emozioni ed empatia nel lettore.
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