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Bravo Pennacchi! con la sua delicatezza sardonica, affronta una tragedia degna di Shakespeare. I fatti di cronaca vengono affrontati e analizzati con una precisione da investigatore, riportando dati e testimonianze, orari ed alibi seguendo lo stile come fosse quello della Christie. Ciò che aggiunge lo scrittore di Latina, è la ricostruzione della complessità sociale che sta dietro e intorno al terribile omicidio. Pennacchi è figlio e rappresentate di quella terra, e questo sarà forse il motivo per cui con le sue pagine, che sia il Canale Mussolini o la tragedia di Cori, riesce sempre a trascinare il lettore nel vivo delle sue storie.
Stile inconfondibile ed estrema aderenza alla realtà dei fatti, con interessanti richiami storici e culturali, compresa la mentalità popolare dei monti Lepini. Piuttosto noioso l'intreccio tra ricostruzione giudiziaria e resa narrativa dei complicatissimi fatti alla base di questa misteriosa ed oscura vicenda. Avrei apprezzato di più il solo intreccio romanzato tra realtà ed invenzione, dando ovviamente una lettura tutta personale del fatti; capisco però le difficoltà di coscienza dell'Autore nel fare una cosa del genere. Non è da lui, per come lo conosco dai suoi libri. Alla prossima pubblicazione.
Questo romanzo è un giallo? E chi lo sa! Sicuramente è un gran bel libro. E comunque, come capita con i migliori gialli, non vedi l'ora di arrivare alla fine per scoprire il colpevole. In generale, Pennacchi ci da una descrizione completa e credibile della vita e della mentalità degli abitanti di un paese di provincia e del territorio più ampio dell'Agro Pontino e dei monti Lepini, con toni a volte ironici e divertenti, a volte amari e un po' cinici. Lo consiglio a tutti, è pure facile da leggere.
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