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La trionfale elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti ha indotto in molti la speranza di lasciarsi finalmente alle spalle recenti vergogne che pesano, ormai, al pari di macigni sulla già estenuata coscienza occidentale: dai falsi dossier prodotti per attaccare l'Iraq alle torture di Abu Ghraib. Nel ricco volume collettaneo curato da Valter Coralluzzo, docente di scienza politica e relazioni internazionali all'Università di Perugia, ci si ripropone infatti di esplorare in che misura la democrazia reagisca alle urgenze del terrorismo e della guerra. Al centro delle analisi viene quindi posto il rapporto fra gli assetti politici nazionali e il contesto mondiale; dato di partenza, il recente aumento dei conflitti interni agli stati, anche quale inevitabile riflesso delle tensioni planetarie. Non è peraltro sicuro che queste ultime finiranno per risolversi con la conferma dell'attuale leadership occidentale, anche perché quella stessa globalizzazione che i terroristi respingono offre loro mezzi di lotta straordinari. Fermo restando che, come scrive Pietro Polito, non si dà vera democrazia senza nonviolenza, i terroristi e i veri o presunti rogue states sono però stati ultimamente messi nella più seria difficoltà, in particolare su un versante: quello della manipolazione delle notizie, sul Web o sulle televisioni, allo scopo di alimentare la cosiddetta "atrocity propaganda", sia per la creazione di un'aura di legittimità intorno a operazioni belliche organizzate per ragioni economiche o geopolitiche, sia per nascondere l'agire non sempre limpido delle agenzie di mercenari, sia per imbastire un'improbabile epica da cowboy esportatori di democrazia.
Daniele Rocca
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