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La storia ruota intorno ad una vecchia residenza nobiliare inglese, un tempo fastosa ed oggi decadente. Bella storia, lettura scorrevole, ambientazione interessante e suggestiva.
Immagino che Paul Torday abbia scritto cose migliori: questo è il primo suo libro che leggo e mi ha davvero deluso. Anzi, irritato: il racconto si apre, prosegue e si conclude con la descrizione praticamente della stessa situazione, i personaggi sono vuoti e insulsi, la scrittura non è per nulla brillante, né interessante per altri versi. Viene proposto come un libro divertente ma non lo è, anzi è piuttosto deprimente con tutta quell'insistenza sulle questioni di denari. Spero che la giornalista della Repubblica che, dalla quarta di copertina, invita a "scoprire l'erede di Wodehouse" si riferisse in realtà ad altri, molto più ispirati romanzi.
oh finalmente il primo Torday "Men che perfetto". anzi piuttosto meno che perfetto. insomma che lascia a desiderare. per la prima volta questo autore mostra un pó la corda, sfornando una trama un pó telefonata e personaggi che - seppure echeggino in parte (es. il protagonista solitario) le idee precedenti - proprio non entrano nel cuore, tanto che alla fine paradossalmente rimangono piú impressi i vilains (si insomma, i personaggi negativi) della situazione. il tutto con le atmosfere very british a cui ci ha abiutato l'autore, con la sua peculiare poetica dell'"ereditá" (in tutti i suoi romanzi il protagonista pare avere un fardello proveniente dal passato - forzando un pó nel "Salmone" direi forse l'assenza di un passato di rilievo e quindi la volontá finalmente di vivere) e una indubbia capacitá affabulatoria che peró in questo caso basta solo per le 3 stelle
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