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Di ferro e d'acciaio
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Di ferro e d'acciaio - Laura Pariani - copertina
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Di ferro e d'acciaio

Descrizione


Vincitore della quarantaquattresima edizione del Premio Letterario Internazionale Mondello, sezione Opera Italiana

«In un contesto di lucida e straziata visionarietà, che si pone sulla linea di grandi scrittori novecenteschi quali Dürrenmatt e Testori, che hanno messo in scena l'allarme di un'apocalisse imminente, Laura Pariani mette in scena un viaggio salvifico, un avvicinamento al riconoscimento della propria anima» - Fulvio Panzeri, Avvenire.it

«Un racconto di grande raffinatezza, soprattutto nel narrare e nelle figure, con solo qualche attorcigliamento nei momenti più riflessivi dell'ultimo capitolo. Con la consueta eleganza di scrittura della Pariani; qui persino parca nel ricorso agli intarsi rielaborativi del dialetto.» - Ermanno Paccagnini, la Lettura - Corriere della Sera

«Un libro stravagante nel suo modo di accostare il futuro asettico al cuore legato alla terra, è un titolo da scoprire, che si distingue per l'audacia. Una scommessa coraggiosa » - Francesca Cingoli, Io Donna

In un prossimo futuro, dentro uno stato autoritario, H478 è l'operatrice cui è stato dato il compito di osservare Oggetto 23.217, cioè Maria N., la donna cui hanno arrestato il figlio Jesus, perseguitato per le sue idee di fratellanza universale. Maria insegue le tracce del figlio nella città di Tomi, mentre H478 ritrova il suo nome proprio, Luisine, e riscopre nella passione della madre sentimenti che lei stessa aveva dimenticato.
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Dettagli

2018
15 febbraio 2018
187 p., Brossura
9788899253752

Valutazioni e recensioni

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stefano
Recensioni: 4/5

A partire dalla protagonista fino ai personaggi secondari, attraverso una narrazione corale composta da capitoli brevi, la figura della donna risalta sopra ad una ambientazione desolante apocalittica in cui l'elemento di spicco è la privazione dei sentimenti. "Di ferro e d'acciaio" ha sicuramente una scrittura particolare con un linguaggio peculiare e tratti temi sensibilità con grande originalità e capacità di coinvolgiment

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Lettriceassidua
Recensioni: 5/5

“Di ferro e d’acciaio” è il primo volume della serie Crocevia dedicata all’approfondimento di alcune parole della nostra cultura e della nostra tradizione, in questo caso Laura Pariani approfondisce la parola “passione”. Siamo in un mondo distopico dove tutto ha perso la sua spontaneità, tutto è controllato e ha una data di scadenza. Un mondo dove nessuno può mostrare i propri sentimenti, non è consentito piangere, arrossire, parlare.. e alle madri non è consentita quella tenerezza e dolcezza propria dell’amore materno. I libri vengono messi al rogo, la cultura è temuta e con essa la fede, uno sradicamento totale delle origini, della memoria e di ogni sentimento puro. Ed è in questo mondo inumano che troviamo Jesus, un ragazzo che porta in sè la voglia di non sottostare a questa morte dell’umano e comincia a smuovere le coscienze dei singoli, usa parole ormai sconosciute, ha uno sguardo che trafigge e commuove. Ma viene considerato un sovversivo e quindi catturato. Comincia così la ricerca di Maria N del proprio figlio, che col suo velo nero intimorisce e spaventa. Il suo percorso di ricerca viene sorvegliato da Lusine, l’operatrice H478, che inizialmente è come anestetizzata rispetto a tutto ciò ma col passare dei giorni comincia a ricordare, a provare emozioni e a non accontentarsi più del grigiore che circonda ormai l’esistenza di ciascuno. In una coralità di voci femminili e di donne che hanno conosciuto o visto coi loro occhi Jesus, assistiamo a un lento risveglio dell’umano.

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Silvano Mantovani
Recensioni: 5/5

"Caddi e rimase la mia carne sola". Prese in prestito dall'Alighieri questo endecasillabo, Laura Pariani, per intitolare il precedente libro pubblicato, che anticipò questo "di ferro e d'acciaio". Di ferro e d'acciaio sono invece i chiodi per i quali Maria cade a terra morta sotto la croce, in una narrazione di un canto popolare lombardo. Da qui si parte allora, citazione di citazione, per narrare una vicenda con le linee tremolanti che vanno ad intrecciarsi in un futuro, dove la metafora, in un certo senso è già un presente. Infatti, nell'oggetto, con l'occhio sempre puntato verso il continente americano, dove la scrittrice ha vissuto una parte di vita, si arrovella aggiungendosi alla serie dei più noti romanzi quali: "Farenheit 45" di Ray Bradbury, "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley, "1984" di George Orwell, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Philip K. Dick e "Cecità" di José Saramago. Un libro sulla passione. Il romanzo di Lusine, la protagonista indiscussa, perchè, comunque, in questo mondo marcio ci può essere una speranza. Basterebbe aprire gli occhi per prendere coscienza, certo, che cosa aspettiamo!?!

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Recensioni

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Voce della critica

Pariani, un vangelo apocrifo a futura memoria

Di ferro e d’acciaio (187 pagine, 14 euro) di Laura Pariani è il romanzo con cui la NN ha inaugurato “CroceVia”, serie voluta da Alessandro Zaccuri per meditare su alcune parole della tradizione cristiana, radicate nel nostro humus culturale, nodali per decodificare le derive delle moderne società e per identificarne quei paradossi ad alto livello di tossicità dai quali urge una bonifica. Un disegno editoriale ambizioso per la casa editrice milanese. Un’opportunità da cogliere senza esitazioni per Laura Pariani, esplicitamente dichiaratasi interessata “ai libri che facciano riflettere, imperniati su grandi temi”, più che “alle piccole storie e i loro grovigli mentali che sono il nostro quotidiano” su cui si avvita certa produzione nostrana. Un impegno ripagato per entrambi, artefice del progetto e autrice, con un immediato, meritatissimo successo, dacché il romanzo si è aggiudicato la vittoria al Premio Mondello, sezione Opere Italiane.

La parola intorno alla quale, rispondendo alla chiamata di Zaccuri, Laura Pariani ha costruito il suo Di ferro e di acciaio è “passione”. Passióne, dal latino pati: patire, soffrire: 1) Sofferenza fisica 2) sentimento intenso e violento. Tra le tante strade percorribili dall’autrice ve ne era una indubbiamente gigantesca, forse la più potente ed evocativa di tutte: rinnovare il racconto della Passione di Cristo – archetipo della più cruenta sofferenza fisica immaginabile, epilogo di un passaggio terreno vissuto come militanza totalizzante di sentimenti – trasformandolo in una allegorica meditazione sulla contemporaneità, all’orizzonte della quale si prefigura, sempre più evidente, il mito di una” vita tranquilla solo se non si esibiscono passioni”. La Pariani ha ideato allo scopo, con esiti pregevolissimi, un’illuminante e al contempo emozionante distopia.

Un coro di voci femminili ricostruisce le ultime quattro settimane di Jesus, un giovane dissidente del quale si sono perse le tracce in un regime totalitario futuro; in primo piano naturalmente il soliloquio di Maria N che, vestita di nero, per il suo peregrinare con la foto del figlio al petto, rimanda alle Madres de Plaza de Mayo, a cui fa da controcanto Lusine H 478, addetta alla sorveglianza, che spia la donna con un nano-drone. Nella moderna Galilea della Pariani, collocabile tra Milano e Torino, si sono insediati al governo gli Ingegneri sociali che hanno trasformato lo Stato in chiave liberticida, imponendo una rigida divisione in classi sociali e un’esistenza anestetizzata da qualsiasi moto passionale, basata esclusivamente sul più algido dei solipsismi, in cui non c’è neppure spazio per anziani e bambini.

Il risultato della riforma, naturalmente, provoca un’involuzione dei costumi e della attitudini individuali tale che la gente finisce per “condurre una vita senza soprassalti. Quelli che hanno superato l’età della Fertilità Consentita passano le serate davanti alle pareti-tv senza vedere nulla all’infuori dell’inquilino della finestra di fronte, che se ne sta lì seduto a rincretinirsi davanti al notiziario pure lui. E un giorno entreranno nella Torre del Tramonto pieni di amarezza, scontenti di aver vissuto una vita grigia e noiosa, senza che mai sia passato loro per la testa di alzarsi un momento e andare a guardare almeno la strada accanto”. Eppure, poiché è sempre vero che “la nostra vita confina con le altre”, e “siamo tutti coinvolti”, l’esempio di un uomo, nel nostro caso Jesus, può generare, non già il cambiamento, che” non si insegna”, bensì la fede che la vita degli umani sia “uno spazio in cui ricordare, progettare, capovolgere con un sogno la piatta normalità”, in una parola, far rinascere la speranza da cui, infine, il cambiamento può generarsi.

Di ferro e d’acciaio è  un gran bel romanzo, sotto tutti i punti di vista.

Oltre – si fa per dire – alla trama, la cui validità e  i cui pregi sono indiscutibili, colpiscono altrettanto positivamente  le scelte operate dall’autrice riguardo al genere e alla lingua.

“L’importante non è ciò che succede, ma il fatto che venga raccontato e soprattutto il modo in cui viene raccontato”, pensa, ad un certo punto, Lusine H 478.Qual è, dunque, la maniera più adatta alla narrazione del contemporaneo? Stando all’alta qualità del libro che abbiamo tra le mani, emergono lampanti le possibilità ed i meriti della distopia, genere facilitato dalla visionarietà che lo contraddistingue, nel consegnare alle pagine la vera essenza di quella post realtà in cui, avendo esaurito tutte le opzioni del reale, già brancoliamo.

Egregia, infine, la lingua che la Pariani fa parlare alle sue donne: una commistione felice di italiano, latinismi e dialetto lombardo che crea il necessario collegamento tra l’ambientazione futurista e il presente di riferimento, regalando una profondità maggiore all’interpretazione allegorica della storia come esortazione a modificare i modelli sociali.

“Certo la Passione (…) fa paura, produce sofferenza: eppure nello stesso tempo vanifica le insidie di questo Nulla da cui ci si sente oppressi“.

È questo il distillato che ci regala Di ferro e di acciaio. La verità che la Pariani ci consegna in questo splendido vangelo apocrifo a futura memoria, in questo nuovo sensazionale “stabat mater“, di cui vi consiglio vivamente la lettura.

Recensione di Antonietta Molvetti

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Conosci l'autore

Laura Pariani

1951, Busto Arsizio

Laureata in Filosofia della Storia a Milano, vive a Turbigo (Milano). Ha insegnato in una scuola superiore fino al 1998. Ha scritto e disegnato storie a fumetti negli anni Settanta ed esordisce come scrittrice nel 1993 con la raccolta di racconti Di corno o d'oro (pubblicata poi da Sellerio) con cui vince il Premio Grinzane Cavour e il Premio Piero Chiara. Oltre che scrittrice è anche sceneggiatrice cinematografica. Le sue opere sono state tradotte in varie lingue. Per Einaudi ha pubblicato Dio non ama i bambini (2007), Milano è una selva oscura (2010), La valle delle donne lupo (2011). Ricordiamo anche La spada e la luna. Quattordici notturni (Sellerio, 1995), Il pettine (Sellerio, 1995), Il paese delle vocali (Casagrande, 2000), La straduzione (2004, Rizzoli),...

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