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dovevo andare in mali ma poi tutto è saltato, quindi non avrebbe avuto più tanto senso leggerlo, stavo per rimandarlo ma è bastato il primo capitolo per ricredrermi. Oltre alle tante citazioni geografiche, etnologiche e culturali sui dogon che giustificano il titolo, il libro è pieno di riflessioni sulla figura del "turista", e dei suoi effetti, positivi e negativi. Lo terrò a mente in tutti i miei prossimi viaggi.
Consiglio vivamente di leggere "Diario Dogon". E' un libro fantastico, capace di far conoscere al lettore le tradizioni del Mali e allo stesso tempo di farlo rimanere con i piedi per terra. Perchè, diversamente da come siamo portati a credere, il vero viaggio non consiste nel cercare a tutti i costi la diversità, spesso da noi immaginata e precostruita, ma di andare al di là degli schemi e penetrare nella vera cultura del paese. un libro affascinante, che pur nella sua brevità, riesce a trattare argomenti spesso sconosciuti e a far riflettere.
Vi consiglio di leggere “Diario Dogon” dell’antropologo Marco Aime, con il quale ho avuto il piacere di compiere il mio primo viaggio in Pakistan nel 1983 fra le popolazioni Kalash e Hunza. Scoprirete… Un racconto di viaggio più che un saggio, a metà tra antropologia dei dogon e antropologia dei turisti occidentali che vanno in Mali per vedere i dogon, sulle orme di Marcel Griaule e di Ogotemmeli (vedi p 29) Perché "il turismo è un fatto sociale, umano, economico e culturale irreversibile", come scrivono gli stessi dogon su un cartello a Sanga. Tra cataloghi turistici e racconti di viaggi; tra maschere, danze e tralicci; tra fotografie vecchie e nuove, il viaggiatore-antropologo Aime ci guida attraverso le disillusioni e la realtà dei dogon. La cui prima regola sembra essere quella di nascondere sé stessi e le loro cose per mostrare ciò che i turisti desiderano vedere. Tanto breve quanto istruttivo. Un gioiellino consigliato a chiunque organizzi o accompagni viaggi in Africa.
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