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Il Che, questa figura singolare che diventa stimolo universale di lotta rivoluzionaria persino nelle metropoli imperialistiche e colonialiste, sorge da un continente oppresso in passato dalle potenze coloniali e oggi sfruttato e costretto dall'imperialismo yankee alla miseria e al sottosviluppo più iniquo.
Il Che considerava la sua morte come naturale e probabile nel corso del processo rivoluzionario, e non mancò mai di sottolineare, specialmente nei suoi ultimi scritti, che questa eventualità non avrebbe impedito la marcia inevitabile della rivoluzione nell'America Latina.
Nel diario del Che possiamo constatare quanto reali fossero le sue possibilità di successo e quanto straordinario il potere catalizzatore della guerriglia, da lui puntualizzati nei suoi appunti. Una volta, davanti ai sintomi evidenti di debolezza e rapido deterioramento del regime boliviano, annotò:
"Il governo si disintegra rapidamente; peccato non avere altri cento uomini in questo momento".
Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni epoca e in ogni circostanza, ma mai, senza la lotta, si potrà avere la libertà. Il Che non è sopravvisuto alle sue idee, ma ha saputo fecondarle col suo proprio sangue. (Dalla Prefazione)
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Questo libro va letto se gia' sai un po di storia della sua lotta in Bolivia. Molto sintetico nelle descrizioni. Ma queste poche pagine fanno capire chi era veramente Ernesto..Un uomo che ora viene strumentalizzato e usato in maniera sbagliata da giovani che nemmeno conoscono la sua vera vita..Dopo questa mia piccola parentesi personale consiglio comunque questo libro a tutti gli appassionati del genere.
il diario racconta i vari spostamenti per sfuggire alle imboscate da parte dell'esercito,e ciò è fatto in maniera abbastanza razionale e fredda..e quindi abbastanza noiosa.Ma il tutto fa capire meglio la personalità del Che,uomo di grande umanità,persona dal grande senso dell'umorismo e dalla salute non proprio ottima..Bella la prefazione di Fidel Castro
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