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Spesso gli studenti si pongono una domanda davvero insidiosa per gli insegnanti: "Cosa c'entra tutto ciò che ora mi viene spiegato con la vita reale?". Prendendo sul serio domande di questo genere, gli autori hanno studiato una metodologia innovativa basata su intelligenti collegamenti tra il mondo della scuola e il mondo esterno, per integrare nei programmi scolastici problemi presi dal mondo reale e sottoposti agli alunni perché li affrontino con i più svariati strumenti conoscitivi, compresi quelli tecnologici.Invece che a quesiti di cui gli insegnanti conoscono già la risposta, gli studenti dovrebbero essere sottoposti a domande aperte che, tramite ricerche cooperative attivate ad hoc, diano risultati imprevisti non solo per loro, ma anche per l'insegnante stesso.In questo modo lo stimolo a lavorare risulta maggiore: il problema reale sarà visto dai ragazzi come più significativo e rilevante, e il risultato nuovo delle ricerche li farà sentire più responsabili e padroni del proprio lavoro, anche perché l'insegnante, da distante detentore del sapere, si farà compagno di lavoro. Un punto importante di questo metodo, infatti, è la ridefinizione dei ruoli. Gli insegnanti collaborano con gli studenti, che a loro volta sono portati (data la natura ""aperta"" del compito) a strutturarsi in gruppi cooperativi. Se il problema reale da sottoporre agli studenti è di portata sufficientemente ampia da coinvolgere più argomenti, più materie, più aree disciplinari, così che la sua risoluzione implichi una pluralità di metodi e di strumenti, ne risulta poi un invito naturale alla collaborazione tra docenti. Infine, un problema reale, se risolto creativamente, si presta ad essere presentato anche fuori dalla scuola, nella comunità locale in cui la scuola dovrebbe essere integrata (oppure, grazie a Internet, anche ben al di fuori).
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