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La dieta del saggio è un volumetto che non dovrebbe mancare nella libreria di medici, dietologi, alimentaristi ed esperti di prodotti bio, perché contiene in poche pagine una serie di antichi consigli e precetti sul nostro rapporto con il cibo, toccando anche argomenti riguardanti l’ecologia e le risorse naturali. Una raccolta di pensieri sul tema dell’alimentazione sparsi nelle opere di Seneca, filosofo vissuto nel I secolo avanti Cristo, anticipatore di uno stile di vita ascetico che sarà seguito di lì a poco dai monaci cristiani. Soprattutto nelle Lettere morali a Lucilio Seneca parla della sua scelta alimentare, che contrappone ai pranzi luculliani allora in voga una dieta fatta di brodini e polenta, pane d’orzo e acqua. Vi sembra difficile seguire questo regime? Ricordatevi però che“l’abbondanza di cibo frena l’intelligenza” e che “quella di chi si è avvilito nella gola è un’infamia vergognosa”.
La critica del filosofo è feroce in particolare contro i ricchi, che fanno uccidere gli animali più disparati per mangiarseli e si appropriano di tutte le risorse disponibili sulla Terra, non pensando che “quantunque aumentiate le vostre ricchezze e ingrandiate i possessi, non potrete mai tuttavia allargare i vostri corpi”.
Per vivere in armonia occorrerebbe invece usare il cibo per quello a cui realmente serve: calmare la fame ed estinguere la sete, cioè soddisfare i nostri bisogni primari.
Allora bisogna negarsi il piacere? Non proprio: occorre ricercarlo negli alimenti più semplici e questo il saggio, depositario di virtù, sarà in grado di farlo perché impronterà la propria vita alla frugalità.
Oggi siamo lontanissimi da questo modello e ci dibattiamo tra pubblicità di cibi golosi e diete drastiche, culto del corpo e aumento di obesità e malattie. Chi cerca la salute a sua volta lo fa inseguendo filosofie sempre nuove e modelli poco duraturi. Forse conviene davvero ritrovare un po’ di saggezza e questo libricino vi aiuterà a farlo.
Ricetta
A pranzo: del pane secco senza neppure apparecchiare e senza bisogno di lavarsi le mani.
Recensione di Barbara Bottazzi
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