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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2001
Una storia di scacchi. Una storia costruita con sottile, deliberata ironia, come una lunga partita giocata contro la vita, che si dipana lungo l'arco di vent'anni tra una luminosa Pietroburgo imperiale.
La difesa di Lužin, primo capolavoro di Nabokov, è la storia di un conflitto insanabile tra genio e normalità, volontà e predestinazione, ragionevole esistere quotidiano e leggi del Fato, geloso delle prerogative che gli competono. Ed è anche – lo rivela già il titolo, che allude a un'immaginaria mossa inventata dal protagonista – una storia di scacchi. Una storia costruita con sottile, deliberata ironia, come una lunga partita giocata contro la vita, che si dipana lungo l'arco di vent'anni tra una luminosa Pietroburgo imperiale, località termali tedesche e la Berlino degli anni Trenta, con i suoi ricchi emigranti russi. Al centro del romanzo, la figura del giovane Lužin: inerme di fronte agli altri, consegue attraverso il suo genio per gli scacchi un misterioso, insondabile potere che lo sospinge molto al di là del mondo ordinario. Ma l'ascesa e la caduta di Lužin – da bambino svagato e geniale a campione perdente e suicida – sono anche l'occasione per delineare in controluce, con raffinata sequenza di mosse, tra arrocchi, stalli, prese e abbandoni, una tessitura narrativa in cui dominano l'ironia che investe l'illusorietà delle scelte libere e virtuose, contrastate dal disegno del caso, e l'intuizione di una dimensione futura, al di là dell'umano. Il paradosso del libro è che l'algido nitore degli scacchi converge con un alto pathos, come indicò lo stesso Nabokov: «Fra tutti i miei libri russi, La difesa di Lužin contiene e diffonde il "calore" più intenso, cosa apparentemente strana se si pensa quale supremo potere d'astrazione si attribuisca agli scacchi».
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"Il gioco degli dèi. Possibilità infinite." Questo è il mondo degli scacchi; e quando vi si entra, si viene rapiti dall'affascinazione (devo per forza citare quel capolavoro de "La novella degli scacchi" di un altro fuoriclasse della Letteratura: Stefan Zweig*.) Terzo romanzo di Nabokov, il più indietro nel tempo che ho letto fin qui. È già un fuoriclasse; quando si mette alla scrivania, non ce n'è per nessuno (*o quasi) e ogni sua cosa che ho letto fin qui, non esito a chiamarla 'dono' (che è anche il titolo di un altro suo splendido romanzo) . Chi mi conosce, lo sa che lo venero. Da sempre. E per sempre: nella saggistica come nella narrativa. Ricco, colto, sofisticato e mirabilmente intricato al pari di Proust, è un manipolatore del linguaggio; un creativo fuori dal comune, che restituisce mondi e personaggi come (quasi) nessuno. Mi piace da matti come Nabokov gestisce i salti temporali; le descrizioni sono dipinti impressionisti dei migliori Pisarro e Renoir, impreziosite dalle sue proverbiali sinestesie (odore ruvido, sibilo argenteo, musica intirizzita), sineddoche (gambette di lana) e protagonisti, fisicamente e psicologicamente, ritagliati alla perfezione. In primis Lužin stesso, dalla psicologia oltremondo complessa, fra il savant e l'autistico: misterioso e intrigante. Più di così, non so davvero che cosa si possa pretendere dalla Letteratura.
Opera straordinaria, insieme a Il dono, miglior romanzo del periodo russo. Una discesa dentro la follia e le ossessioni di un uomo, un grande scacchista che gradualmente riversa la propria anima all'interno del mondo degli scacchi, inadatto però alla vita stessa. Una tragicommedia quasi priva di dialoghi, ilare, oscura e disturbante nella incredibile analisi psicologica del protagonista. Uno stile, un linguaggio letterario di altissimo livello, prezioso, musicale e raffinatissimo. Concettualmente spiazzante, un simbolismo che inquieta e fa pensare, strutturalmente più classico rispetto alle opere successive, in particolare quelle degli anni '60.
un bel romanzo ma devo ammettere che mi sono persa più volte leggendolo, mi sembrava spesso di essermi persa dei pezzi ..
Recensioni
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