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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2012
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Una storia di scacchi. Una storia costruita con sottile, deliberata ironia, come una lunga partita giocata contro la vita, che si dipana lungo l'arco di vent'anni tra una luminosa Pietroburgo imperiale.
La difesa di Lužin, primo capolavoro di Nabokov, è la storia di un conflitto insanabile tra genio e normalità, volontà e predestinazione, ragionevole esistere quotidiano e leggi del Fato, geloso delle prerogative che gli competono. Ed è anche – lo rivela già il titolo, che allude a un'immaginaria mossa inventata dal protagonista – una storia di scacchi. Una storia costruita con sottile, deliberata ironia, come una lunga partita giocata contro la vita, che si dipana lungo l'arco di vent'anni tra una luminosa Pietroburgo imperiale, località termali tedesche e la Berlino degli anni Trenta, con i suoi ricchi emigranti russi. Al centro del romanzo, la figura del giovane Lužin: inerme di fronte agli altri, consegue attraverso il suo genio per gli scacchi un misterioso, insondabile potere che lo sospinge molto al di là del mondo ordinario. Ma l'ascesa e la caduta di Lužin – da bambino svagato e geniale a campione perdente e suicida – sono anche l'occasione per delineare in controluce, con raffinata sequenza di mosse, tra arrocchi, stalli, prese e abbandoni, una tessitura narrativa in cui dominano l'ironia che investe l'illusorietà delle scelte libere e virtuose, contrastate dal disegno del caso, e l'intuizione di una dimensione futura, al di là dell'umano. Il paradosso del libro è che l'algido nitore degli scacchi converge con un alto pathos, come indicò lo stesso Nabokov: «Fra tutti i miei libri russi, La difesa di Lužin contiene e diffonde il "calore" più intenso, cosa apparentemente strana se si pensa quale supremo potere d'astrazione si attribuisca agli scacchi».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Opera straordinaria, insieme a Il dono, miglior romanzo del periodo russo. Una discesa dentro la follia e le ossessioni di un uomo, un grande scacchista che gradualmente riversa la propria anima all'interno del mondo degli scacchi, inadatto però alla vita stessa. Una tragicommedia quasi priva di dialoghi, ilare, oscura e disturbante nella incredibile analisi psicologica del protagonista. Uno stile, un linguaggio letterario di altissimo livello, prezioso, musicale e raffinatissimo. Concettualmente spiazzante, un simbolismo che inquieta e fa pensare, strutturalmente più classico rispetto alle opere successive, in particolare quelle degli anni '60.
un bel romanzo ma devo ammettere che mi sono persa più volte leggendolo, mi sembrava spesso di essermi persa dei pezzi ..
Un altro libro in cui gli scacchi, da semplice sfondo e spunto per la vicenda narrativa, diventano tragica visione, specchio e destino di una vita nevrotica ed infelice. In questo suo bellissimo (ma quale non lo è?) primo romanzo russo Nabokov mi sembra inconsciamente sviluppare, in paradossale anticipo, la biografia di colui che sarà Mirko Czentovič, il rozzo e silenzioso, quasi inumano, campione dotato di una sola qualità, coprotagonista dell'ultimo racconto di Zweig ("Novella degli scacchi"), lasciato volutamente in ombra dallo scrittore austriaco; il tutto, però, con malcelata simpatia se non con sentita partecipazione per le sue vicende umane, sentimenti assolutamente singolari nella narrativa nabokoviana ma tali da farmi (e farci) compenetrare emotivamente nella buffa e tragica storia di questo goffo, solitario, indifeso, in fondo tenero personaggio, talmente anonimo per l'umanità che lo circonda, nonostante la sua fama di giocatore, che ne conosceremo il nome solo grazie ad uno splendido e potentissimo "coup de theatre" che domina le righe finali di questo incantevole, imperdibile romanzo.
Recensioni
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