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Una casa abbandonata; Didone si dispera per la partenza di Enea che l’ha lasciata per sempre. Ecco il ‘pretesto’ virgiliano per un libro in cui vi sono altre dimore abbandonate, altre case deserte, altri ruderi di abitazioni con i segni e i ricordi di esistenze scomparse, di affetti svaniti, di oggetti perduti, di frammenti rimasti. Una dimora è un territorio, una città, una residenza, un luogo della mente, un angolo del corpo: ma anche una parola una pagina un libro. Didone è la poesia, Enea il tempo.A distruggere una casa, l’anima di una dimora, sono le necessità del tempo impassibile con il suo vento, le nuvole, la pioggia, la polvere: con il suo cielo. Sui ruderi delle case sorgono poi, sempre, altre case; altre vite si intrecciano, altre illusioni si sedimentano per essere rimescolate, ridotte a schegge. Ma una volta di più rinasceranno nuovi edifici, saranno pronunciate nuove parole, verranno scritti altri libri. Il tempo li abbandonerà al loro destino breve e provvisorio. Nella solitudine Didone si affliggerà ancora.
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