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recensione di Dalmotto, E., L'Indice 1998, n. 3
"Sì, la vita è tutto un quiz", cantava non molti anni or sono un noto intrattenitore televisivo. E in effetti i quiz hanno ormai da tempo abbandonato il mondo dello spettacolo per investire molteplici aspetti dell'esistenza: dal conseguimento della patente di guida all'accesso a prestigiose università estere o al riconoscimento di titoli di studio in paesi stranieri. Nemmeno il campo del diritto è immune da questa tendenza. Ne fa fede il testo di Pietro Ichino che compare, insieme ad altri di tenore analogo sul diritto civile, penale, processuale penale e amministrativo, nella collana "Lo studio del diritto" di Paolo Cendon. Certo, questo volume non si limita a proporre domande a risposta multipla tra cui scegliere quella esatta, ma ambisce a condurre i lettori a un approccio casistico e problematico: spesso, come viene distesamente spiegato nelle articolate soluzioni, più risposte sono egualmente corrette; e spesso non si è chiamati a risolvere un quesito nozionistico bensì a interpretare, alla luce della regola giuridica, situazioni di fatto più o meno complesse. Ci si può tuttavia domandare da un lato se sia corretto polverizzare discipline di indubbia complessità in sequenze inevitabilmente frammentarie di punti interrogativi, e dall'altro se sia giusto correlare la risoluzione di quiz al superamento di esami universitari o di prove di concorso. Vi sarà chi sosterrà che l'approccio a quiz è culturalmente inammissibile; ma a ben vedere il fenomeno è da salutare con favore nella misura in cui introduce valori quali l'uniformità di giudizio, la pari opportunità dei candidati e la trasparenza dei meccanismi di selezione.
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