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Il potere crea la responsabilità. Questo ben noto assioma può fornire una chiave pertinente per intendere la parabola politica di Paolo Emilio Taviani. Dossettiano, assai attivo nella Resistenza, cultore di studi politici e sociali, Taviani rappresenta bene lo spirito di ampi settori del partito democristiano, che, nutriti di un idealismo generoso e un po' astratto, si trovarono ad assumere ben presto gravose difficoltà di governo. A capo di ministeri fondamentali, come quello della Difesa all'epoca della guerra fredda, e quello degli Interni nel periodo della contestazione, e poi di nuovo negli anni di piombo, Taviani portò nella sua azione di governo un empirismo responsabile. In momenti non facili, rinnovando e addolcendo le punte quasi utopistiche del suo iniziale impegno politico, seppe giungere a una più meditata e sofferta visione dell'interesse nazionale. Soprattutto nell'immediato dopoguerra, l'atlantismo, e poi l'allineamento europeista, non furono per lui una scelta scontata, ma il frutto di un intelligente adattamento. Un adattamento che, pur non rientrando nella sua genealogica ideale, fu guidato dalla consapevolezza che la democrazia, il progresso e lo sviluppo dell'Italia erano, in quella temperie, inevitabilmente legati a precise e ineludibili scelte di campo in politica estera. Taviani è forse l'unico leader storico del partito a non essere mai stato presidente del consiglio. Pure, non visse mai questa personale conventio ad excludendum come una diminutio , consapevole che essa era legata alle alchimie interne di partito. E quando fu escluso dalle compagini ministeriali, anziché brigare dietro le quinte, preferì dedicarsi ai prediletti studi colombiani. Il volume - curato impeccabilmente, come gli altri di questa nuova serie - offre una scelta dei discorsi più significativi ed è accompagnato da un utile cd-rom che presenta la raccolta completa degli interventi in parlamento.
Maurizio Griffo
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