Se c'e` un libro dove Manganelli ha mostrato, nella forma piu` radicale ed estrema, che cosa intendeva per letteratura, e` questo. Ed e` senz'altro una concezione allarmante rispetto a quelle correnti. Per Manganelli, la letteratura e` qualcosa di ben piu` temibile ed enigmatico di quel che pensano quanti si sforzano «di mettere assieme il bello ed il buono». A costoro la letteratura non puo` che rispondere «con sconce empieta`». Perche´ il suo compito non e` di interpretare, documentare, esprimere idee, semmai di disorientare, inquietare. Di ridere – astratta e solitaria. E` il riso antico di Dioniso, senza il quale non ci sarebbero parole. Cadono cosi`, sotto i colpi di Manganelli, molte certezze: persino la fiducia che riponiamo nella figura dello Scrittore. Che in realta` e` solo un «passacarte», un Grande Mentitore, agi`to dalle parole. La scrittura, infatti, accade, e lo attraversa e parla per suo tramite. Ma anche i lettori non hanno di che stare tranquilli. Devono finalmente rendersi conto che coltivano una «dolce e ritmica demenza». )
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