Tutto e sempre è fiaba, come conferma il Dizionario della fiaba di Teresa Buongiorno (autrice del fondamentale Dizionario della Letteratura per Ragazzi, Fabbri, 2001) che sostanzialmente riprende il suo mini-libretto (8x11 cm) con lo stesso titolo del 1997, ma ora arricchito in formato, pagine, voci, apparati, soprattutto organicità e fruibilità. L'accezione del termine "fiaba" spazia fino ad arrivare al fantasy e più in generale alla letteratura fantastica per bambini e ragazzi. Dalla fiaba orale di originale popolare a quella letteraria ai romanzi fiabeschi, anche nelle più svariate declinazioni: teatro, burattini, cinema, radio e televisione, videogiochi e ora web, anche canzoni (si veda il recentissimo Ho visto Nina volare. La fiaba e l'infanzia nella canzone italiana di Ernesto Capasso, Arcana, 2014). La struttura dell'opera è agile e ben definita: storie e personaggi, autori e opere, con rimandi interni, appendici (glossario, bibliografia, indici dei nomi e delle illustrazioni). La prefazione di Vinicio Ongini, esperto del Miur, rileva la forte valenza interculturale del fiabesco, che funziona da ponte tra paesi e popoli, come Giufà, personaggio archetipico dello sciocco-furbo che rimbalza su tutte le sponde del Mediterraneo. Stranamente, però, continua a venire regolarmente ignorata da studiosi e ricercatori la somiglianza con quell'Emydio amazzonico che Lévi-Strauss descrive in Tristi tropici mentre ripete le disavventure dell'omologo siciliano, che ride e canta a un funerale e poi piange a un matrimonio, sempre scacciato a sassate. Buongiorno, nella breve premessa, sottolinea come il Dizionario tenga conto degli studi avanzati nel quindicennio trascorso, anche relativamente a campi allora non toccati come biologia e neuroscienze, ecorrettamente indica il carattere di agevole e utile strumento di consultazione e lavoro dell'opera, che "ha una chiave giornalistica, direi nazional-popolare", rivolta a un pubblico non specialistico, ma comunque interessato di insegnanti, bibliotecari, librai, genitori, studenti e, perché no?, docenti di letteratura per l'infanzia. A sua volta l'introduzione (che è quella dell'edizione del 1997) nota la felice stagione attraversata dalla narrativa per ragazzi e le nuove fortune della fiaba, che appare "come l'equivalente antico dell'horror odierno" (erano i tempi di libri di culto come "Piccoli brividi" e il ponderoso It di Stephen King). Oggi la fiaba ribadisce la sua forma o struttura/palinsesto su cui riscrivere le angosce del tempo (opportunamente e opportunisticamente utilizzate dal mercato editoriale), dandole la formattazione del noir, thriller, pulp, ma sempre all'insegna del "c'era una volta": dai bambini che scompaiono o vengono rapiti nel bosco metropolitano alla camera di sangue dei barbablù digitali, spesso facendo riemergere dal passato segreti inconfessabili e orrendi crimini per spiegare misteriosi delitti odierni. Già fin dal 1965 Eco in Il caso Bond aveva ravvisato nei romanzi di Fleming gli "elementi archetipi che sono gli stessi che han dato buona prova nelle fiabe tradizionali". Oggi Lavagetto vede che "l'universo della fiaba (
) si configura come una grande enciclopedia del narrabile, di funzioni originarie che più o meno trasformate si possono ritrovare alle spalle di Don Chisciotte, di Amleto, di Robinson, perfino nei Promessi sposi" (vedi il saggio introduttivo al Meridiano La fiaba letteraria in Italia, Mondadori, 2008). Riassume come meglio non si potrebbe Gottschall in L'istinto di narrare (Bollati Boringhieri, 2014) che non solo fiaba, noir, horror, ma qualsiasi narrazione ha una identica formula di base: "Storia = Personaggio + Situazione difficile/Problema + Tentativo di superamento". Ferdinando Rotondo
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