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Poteva essere un romanzo epico ma purtroppo è distrutto dai troppi personaggi, dalle omonimie, dall'eccesso di simbolismo, dal finale incredibile. Non consigliato.
Un bel libro, non c'è che dire: belle immagini pennellate con delicatezza e determinazione, dove forza, amore, destino e scelte di intersecano in una trama avvincente, ma è troppo tragico, troppi morti, troppa violenza.
Amore, dolore, forza di continuare a combattere, nonostante le continue difficoltà..... Sia "Il dolore perfetto", sia "L'amore graffia il mondo" mi sono piaciuti moltissimo e mi hanno lasciato dentro tanta nostalgia.....
Recensioni
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Il dolore perfetto: quello provato dal Maestro nel volgere il pensiero alle ingiustizie del mondo; quello di Rosa, che paragona la violenza sul maiale scannato alle oscure manovre del neomarito sul suo corpo ignaro del sesso; o quello di Annina, figlia di Rosa e Ulisse, quando capisce la distanza senza appello tra i suoi genitori; o magari quello del Maestro prima di lanciarsi a morte contro le prepotenze armate del governo, anarchico fino all'ultimo sogno...
La voce del dolore, la voce di un'umanità minima che è stata la nostra Storia, attraversa con ali di nostalgia il nuovo romanzo di Ugo Riccarelli, senza dubbio uno dei più convincenti narratori di storie della generazione di mezzo. Affabulatore istintivo, dotato di un linguaggio ricco e prensile, insinuante, Riccarelli ha già alle spalle un percorso di costruzioni narrative dignitoso, dai romanzi del 2000 Un uomo che forse si chiamava Schulz e Stramonio ai racconti di L'angelo di Coppi (2001), talmente belli da spingere il sindaco di Roma Veltroni ad alzare il telefono e chiamare l'autore alla sua corte lavorativa nella capitale. Aneddoti a parte, c'è da aspettarsi, da uno come Riccarelli, una prova nuova a ogni incontro, poiché si tratta di scrittore non ingabbiabile in un cliché, al servizio dell'ispirazione e della fantasia, coi piedi comunque ben saldi in una realtà umana minore e concreta, sofferta, com'è il caso, soprattutto, di quest'ultimo ampio romanzo.
Risulta facile, qui, agganciarsi ai consueti paragoni col realismo talvolta magico dei latinoamericani, nella coralità sfavillante di un microcosmo familiare in cui è la leggenda del caso a diventare memoria collettiva. Ma c'è, appunto, la componente realistica, dolente e sacrificabile al destino, a rendere questo libro tutto italiano e tutto da percorrere, nella magia comunque costante di un tempo che scivola e rende eterno ogni gesto, ogni circostanza. È l'Italia di provincia, quella narrata da Riccarelli in un arco di decenni che abbraccia oltre un secolo di storia. Ed è la Storia, madre e matrigna, a farsi carico di tutte le dolorose incombenze che da sempre caratterizzano i destini di serie inferiore. Si parte da lontano, da un Ottocento d'Italia a malapena incollata dalle intenzioni politiche, e da un Maestro anarchico che da Sapri sale a Colle, in Toscana, per cercare di portare le sue idee in un paese a corto di iniziative popolari. La gente sorride, è leggera come il profilo dei colli che ingentiliscono gli animi, e il Maestro si ritrova compagno fedele della matura vedova Bartoli, madre di Bartolo, alla quale darà quattro figli chiamati coi nomi di Ideale, Mikhail, Libertà e Cafiero.
Su un altro versante di Colle si evolve invece la storia di Rosa e Ulisse, lei giovane sognatrice ignara del mondo, lui attempato allevatore e commerciante di maiali, coi fratelli Telemaco ed Ettore. Da Rosa nasceranno Annina e Sole, gemelli destinati a vite separate e diverse.
Gli ideali del Maestro si scontrano con il potere costituito, la bestialità di Ulisse sarà causa della fuga di Rosa e della nascita del folle Enea, frutto della violenza di Ulisse sulla cognata Mena. I destini dei vari personaggi e delle due famiglie s'intrecciano comunque in un gioco di casualità dettate da un'ispirazione a tratti davvero magica, dove l'incanto dell'amore - coniugale, fraterno, filiale - viene però quasi sempre spezzato dalla violenza dell'evoluzione di un mondo che arriva puntuale a cercare le sue vittime, da una guerra all'altra, passando da Adua al primo conflitto mondiale, dallo squadrismo fascista alla ritirata di Russia. Saranno Annina e Cafiero a dar vita a nuove generazioni, e sarà infine Sole - nipote di Annina - a volare in Russia per raggiungere, in un ideale aggancio generazionale con la cugina mai conosciuta Anis'ia, il segreto del moto perpetuo, quello che avrebbe consentito allo zio Ideale di costruire la sua macchina perfetta, quello che, nel romanzo, dà il senso compiuto di un tempo che si ricongiunge sempre a se stesso nella memoria.
Evitando le facili trappole dello stereotipo, Riccarelli ha dato vita a una vicenda corale di per sé semplice e lineare nelle sue evoluzioni familiari, creando personaggi e situazioni a tratti fiabeschi, da conoscere in un percorso di eventi minimi ma determinanti, dove la storia degli umili e dei buoni si scontra con le bufere dei grandi avvenimenti, che stravolgono famiglie e generazioni ma lasciano intatto - nella perfezione di un dolore collettivo legato all'anima - il percorso limpido, struggente, di tutti gli amori sognati, vissuti e persi.
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