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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2010
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«La noia è sottovalutata. Il mio piano è annoiarmi fino a sentirmi felice.»
Non fare nulla. Annoiarsi fino a sentirsi felice. È questo lo scopo di Andreas Doppler, ineccepibile padre di famiglia e professionista esemplare che, dopo una caduta in bicicletta, decide di trasferirsi in una tenda nel bosco distante solo qualche centinaio di metri dalla fin troppo confortevole casa – dove continuano a vivere una minacciosa moglie incinta e due figli già tragicamente incanalati verso quella vita che lui sta cercando di sfuggire. La sua è una ribellione coerente e irriverente, all'insegna della libertà personale e del rispetto per gli altri, contro «quel disgustoso benessere norvegese che ci rende la popolazione più simpatica e al tempo stesso più egoista del mondo». È una fuga dal conformismo verso il primitivismo, un ritorno alla natura hamsuniana, un'esilarante rivoluzione nella periferia di Oslo: cacciare alci per non morire di fame, addomesticare il cucciolo dell'alce uccisa per avere qualcuno con cui parlare, innalzare un totem alla memoria del padre, difendere il territorio dagli attacchi del cognato con arco e frecce. Dunque un'altra vita è possibile, nel bosco accanto a casa. Ma il suo fascino non tarda a richiamare altri profughi del mondo moderno, e tanto basta perché Doppler veda rompersi l'incanto del suo isolamento silvestre: insieme all'alce Bongo e al figlio minore Gregus, a cui cerca di insegnare a non imparare a leggere, a stare alla larga dalle vittorie e dal successo, l'irriducibile ribelle parte per un viaggio «che potrà essere lungo». Scende in guerra. «Contro la bravura. Contro la stupidità.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lettura che intrattiene con qualche risata.
Interessante, assurdo ed esilarante; una lettura diversa dal solito che fa ridere, ma porta anche a riflettere sul rapporto che abbiamo con la natura al giorno d'oggi.
Una critica ironica, nordica e apertamente di sinistra alla perfezione e al consumismo del norvegese (e umano) medio, Vita con L'alce racconta i mesi nel bosco di Doppler, un uomo che si mette in discussione e ritorna alla natura, al baratto, alla caccia e raccolta, rifuggendo un idillio che non sembra soddisfarlo, incontrando sul suo percorso dei curiosi personaggi secondari. Un surreale inno alla noia, al minimalismo e al prendersi una pausa dagli sfrenati ritmi di oggi, breve, leggero e particolare, consigliato.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Se Bambi fosse nato in Norvegia nel 2004 e non fosse stato un capriolo, sarebbe potuto essere il co-protagonista di questo romanzo, che si apre con l’uccisione di mamma alce da parte di un cacciatore sui generis: Andreas Doppler, quarantenne, affermato professionista, padre, marito e, soprattutto, figlio in lutto.
Subissato dalle preoccupazioni e dalle incombenze della quotidianità, Andreas abbandona la famiglia per trascorrere un’esistenza eremitica a tempo indeterminato nei boschi poco lontani da casa, dove è finalmente libero di sprigionare tutta la misantropia fino ad allora trattenuta nel pieno e corretto rispetto delle consuetudini sociali. Affiancato dal fedele Bongo, il piccolo alce orfano al quale farà egli stesso da padre, Doppler si improvviserà cacciatore-raccoglitore, ladro e pioniere del ritorno del baratto. Almeno fino a quando la sua solitudine volontaria inizierà a essere disturbata da invasori indesiderati.
Se nomen omen, da semplice locuzione latina, divenisse norma di legge, Andreas non si potrebbe certo considerare un trasgressore: proprio come l’effetto omonimo del suo cognome, il protagonista inizia a percepire su una lunghezza d’onda diversa ciò che si muove intorno a lui, dai concittadini osloensi all’intera comunità umana. Forse un po’ in ritardo sui tempi canonici, Doppler sceglie l’età adulta per ribellarsi e comportarsi in maniera sovversiva, sfidando ogni convenzione e rifiutando la “bravura”, principio guida sul quale ha sempre basato la sua vita.
Solo Erlend Loe (o forse anche Arto Paasilinna?) avrebbe potuto scrivere un romanzo del genere, tutto all’opposto del paternalismo imperante e promotore di una liberazione dalle prassi consolidate; solo lui avrebbe potuto tratteggiare il ritratto di un papà che incita la figlia adolescente ad abusare di alcool e droghe (rigorosamente leggere) e che vuole impedire all’intelligentissimo figlio quattrenne di imparare a leggere e a ragionare in maniera sistematica.
Le vicende narrate rasentano il paradossale ma, grazie alla sapiente penna e allo humour innato dell’autore, risultano assolutamente plausibili: in fin dei conti chi di noi, accorgendosi dell’imminente irruzione di un ladro nella propria dimora, non ha preferito attendere comodamente seduto sul divano e invitare il malvivente a bere un bicchiere in compagnia e a servirsi dell’impianto cd/dvd e dell’intera collezione di film per l’infanzia del proprio figlio?
Non lasciamoci ingannare: la leggerezza e la comicità sono espedienti usati da Loe per trattare, anche attraverso il frequente ricorso a metafore, tematiche profonde, toccanti ed estremamente attuali come l’elaborazione del lutto per la scomparsa di un genitore o la complicata gestione delle dinamiche famigliari.
Personaggi improbabili, perennemente in bilico tra redenzione e dannazione, si alternano continuamente dando corpo a un romanzo peculiare, fuori dagli schemi, in cui il politicamente (s)corretto si fa manifesto contro la mentalità e il benessere tipicamente norvegesi, al ritmo dello slogan “Non fare nulla… e sentirsi felici!”.
E se vi dicessi che le avventure di Andreas Doppler non sono destinate a concludersi con il termine di questo testo? Sono sicura di comunicarvi una buona notizia, appresa la quale correrete al più presto a recuperare il secondo capitolo della storia, Volvo.
Recensione di Martina Barlassina
Si ringrazia il Master Booktelling per la collaborazione
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