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Anna Maria Carpi, nella prefazione a questa plaquette di circa trenta poesie, definisce la giovane autrice "disadorna Anna", sottolineando di lei l'uso parco di artifici retorici, e il disincanto emotivo che accompagna i suoi versi. E veramente Anna Toscano sembra voler controllare molto sensazioni e sentimenti, eludere coloriture ed effetti speciali, come è già possibile intravedere dalla scelta indovinata del bel titolo "Doso la polvere": quasi a indicare una severa regola di vita e di estetica, tesa a liberarsi da scorie, inessenzialità, eccessi. L'autrice, studiosa di Scienze del Linguaggio a Ca' Foscari, è anche appassionata fotografa, e predilige gli scatti in bianco e nero. Così sono anche le poesie, che descrivono con tratti recisi, mai ammorbiditi da allegrezza o vivaci entusiasmi, ambienti, città, persone, affetti. La sua Venezia è raccontata nella lentezza di un passato celebrato e immobile ("Il futuro non esiste/ il futuro non arriva/ nella mia città...// Noi si sta, felici, in uno specchietto retrovisore"), i passi che la portano in giro per il mondo non conoscono la spavalda gioia di vivere che meriterebbero i suoi giovani anni ("Ho contato i passi,/ passi lunghi cauti orizzontali"), il domani non sembra indicare possibilità di salvezza ("i sogni/ li ho infranti tutti/ con una lancia sola"). La poesia di Anna Toscano esibisce una continua e malinconica constatazione di precarietà, come in questi espliciti versi tratti da "Tutto è in affitto": "siamo grucce per cappotti/ manichini per cappelli/ forme per i guanti", e nemmeno l'amore concede scampo a questa negativa prospettiva di vita futura: "Fantastico, mi dicevi./ Fantastico, mi dico,/ come non mi preservo,/ come mi scialacquo"; "Non vi è nessuna sortita/ questa è la fine della vita". A questa disposizione morale di immobile resistenza al tempo, l' autrice fa corrispondere scelte formali raramente innovative, "dosate" su un minimalismo descrittivo di pura decifrazione dell'esistente.
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