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Pubblicata a Padova nel 1585 sotto il nome di Orazio Rinaldi Bolognese (fratello del più noto poeta Cesare), questa Dottrina delle virtù e fuga dei vizi è la prima e più ampia raccolta di proverbi, sentenze, aforismi esclusivamente quadrimembri che abbia visto la luce in Italia tra il Cinque e il Seicento. Documento tra i più notevoli di quella letteratura sapienziale e paremiografica che ebbe ampia fortuna in tutta l’Europa del Rinascimento, l’operetta di Orazio Rinaldi, si segnala in particolare non solo per la struttura quadrimembre di tutti gli enunciati, ma anche per la materia, spesso originale o comunque non ripetitiva delle raccolte più note e diffuse; e non meno per la qualità del testo, che può risultare ancor oggi di gradevole lettura al di là della sua valenza di documento storico. Curiosamente, l’operetta di Rinaldi ebbe grande fortuna europea, ma scarsa fortuna italiana. Venne ben presto tradotta in inglese e in spagnolo, ma in Italia risulta poco diffusa, generalmente ignorata e comunque mai ristampata. Divenuta presto rarissima, venne invano inseguita dai bibliografi dell’Ottocento e talvolta citata con il nome dell’autore e il titolo sbagliati (Libro di quattro cose di Orazio Riminaldo da Bologna), ricavati dalla traduzione spagnola. È questa la prima edizione moderna, che consenta un pieno recupero del testo.
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Questa "operetta" appartiene alla letteratura sapienziale e venne pubblicata a Padova nel 1585. In questa raccolta sono presenti 236 aforismi, con la particolarità di avere uno schema quaternario. Un assaggio. L'aforisma sulla SUPERBIA: "Quattro cose scemano la superbia: la povertà, l'oppressione, la vecchiezza e la malattia". Un altro sul TIRANNO: "Quattro sono l'operazioni del tiranno: distruggere i buoni, cacciare i poveri, inalzar i cattivi, e abbassar le virtù".
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