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Nel racconto di Paolo Papotti, D414, il filo della memoria consente al protagonista di rivivere l'amore con una ragazza di nome Andrea, per le strade di Madrid, in una vita che, sebbene intrisa di sregolatezza, ha come guida il sentimento che lega tra loro i bislacchi e malinconici personaggi. Ha frequentato la comunità di Taizè e in una viaggio a Rieti per visitare i luoghi di San Francesco incontra un'altra ragazza, Chiara, anch'essa assidua della stessa comunità. Ha una crocetta rossa al collo che la fa riconoscere come tale. Poi arrivano altri luoghi ripescati nella memoria, altri personaggi e la vita vi scorre con il sangue vivo della giovinezza che ha bisogno di fuggire, di correre, di incontrare, di conoscere per vivere. La comunità di Taizè, e più ancora Dio e una specie di misticismo che vaga nell'aria e che nessuno riesce mai a fermare del tutto dentro di sé, dànno al viaggio il forte senso di una ricerca. E uno dei capolinea della ricerca è proprio la strada D414, che sta lì appena fuori dalla comunità di Taizè, e che tutti devono prendere per ripetere altrove una nuova esperienza nel mondo, una strada che, ritrovata e lasciata chissà quante volte, condurrà il protagonista con Andrea a Madrid. Una storia on the road che ha al centro, rispetto alle tante conosciute, la novità della ricerca di Dio dentro di sé e negli altri. I sei racconti di Mattia Signorini, che costituiscono la seconda parte del libro, sono scritti nello stile che prediligo, quello classico, nitido e lineare dove si riconosce perfettamente quali sono le parole da cui parte o partono le scosse che si dànno al lettore, le emozioni, i sentimenti; e nel suo cammino il narratore si tiene sempre collegato a noi e ci comunica, stazione per stazione, la sua gioia inventiva nonché la sua sofferenza nell'incontrare e proporci la vita, soprattutto quella che ci è sfuggita di mano, che non abbiamo avuto il tempo di annotare, che non conosciamo: "noi e le cose siamo uguali, noi siamo cose per le cose, e per sentirle, per lasciarci sentire da
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